Medical Cannabis Social Club
[Alessandra Viazzi e Alberto Sciolari, Pic – Pazienti impazienti cannabis
>http://www.pazienticannabis.org/]
I pazienti italiani che si curano con la cannabis stanno lentamente vedendo riconosciuto il diritto a utilizzare questa versatile pianta, confermatasi una medicina estremamente sicura per l’auto-somministrazione. Il principio attivo della canapa è oggi nella tabella II delle sostanze stupefacenti, quindi con possibilità di utilizzo terapeutico, grazie a un decreto del ministero della Salute del 18/04/07.
Attualmente è possibile importare dall’Olanda, su richiesta del medico, infiorescenze di tre varietà di cannabis prodotte e commercializzate dal ministero della Salute olandese. Nonostante ciò restano diverse contraddizioni, difficoltà e problemi: mancata applicazione delle norme da parte delle farmacie ospedaliere, che spesso rifiutano di inoltrare la richiesta del medico al ministero della Salute costringendo i pazienti a rivolgersi alle farmacie delle Asl con esborsi economici rilevanti (fino ad arrivare al caso di una paziente che ha dovuto versare anticipatamente 1800 euro per una terapia di tre mesi), accesso discontinuo alla terapia dovuto spesso a lungaggini burocratiche e, non ultima, una possibilità di scelta spesso non adeguata alle esigenze dei singoli pazienti, in quanto limitata rispetto alle diverse varietà di pianta esistenti.
Spesso i pazienti sono ancora costretti a comprare la loro medicina al mercato nero, con tutti i rischi sanitari e i problemi di coscienza che questo comporta, o a esporsi a conseguenze penali insieme alle loro famiglie per coltivare la pianta, e stanno quindi cercando una risposta etica, trasparente e sostenibile al loro stato di necessità medica che garantisca loro il diritto alla salute e alla cura.
Per dare una risposta concreta a questi problemi – e sulla base dell’art. 51 del Codice penale, che recita: «l’esercizio di un diritto (…) esclude la punibilità» – alcuni pazienti hanno deciso di dare vita a un Medical Cannabis Social Club. I soci saranno pazienti adulti che già usano la canapa come cura e che coltiveranno collettivamente le proprie piante in maniera biologica, senza fini di lucro o cessioni, per proprio esclusivo uso terapeutico.
Sulla scena internazionale esistono già numerose esperienze significative, come quelle dei pazienti canadesi, americani, svizzeri. Il modello dei Cannabis Social Club per l’auto-coltivazione è stato presentato dalla rete europea Encod come proposta ai governi ed è già stato sperimentato in Spagna e Belgio.
In Svizzera è attivo il “Die grune blumen” Medical Cannabis Club. In tacito accordo con le autorità locali, i soci coltivano biologicamente e distribuiscono la canapa al loro interno. Dopo anni di battaglie, in California è la legge stessa (SB 420) a promuovere la coltivazione collettiva dei pazienti, e così in dodici stati Usa, nonostante le farmacie svizzere e statunitensi vendano il Thc sintetico. E la legge canadese consente ai pazienti di scegliere tra autocoltivazione, coltivazione da parte di terzi incaricati, o fornitura diretta di cannabis da parte del ministero della Sanità.