La Cassazione precisa, ma il Pdl: giudici pericolosi, peggiori della droga
17 gennaio 2009
Coltivare cannabis a casa non è reato solo fino a che le piantine sono acerbe e quindi inoffensive, ma a due giorni di distanza da questo principio stabilito dalla quarta sezione penale dalla Cassazione, la suprema Corte, tramite il suo ufficio stampa, interviene per precisare e spegnere equivoci entusiasmi di alcuni amanti del giardinaggio.
Innanzitutto, “a fronte di notizie stampa che potrebbero ingenerare equivoci”, si precisa che la quarta sezione penale con la sentenza del 14 gennaio 2009 numero 1222 in materia di coltivazione di cannabis ad uso personale “si è limitata a ribadire il principio espresso dalle sezioni unite penali della stessa corte con la sentenza numero 28606 del 10 luglio 2008”.
E “secondo tale principio, nonostante la condotta di coltivazione di piante da cui sono estraibili i principi attivi di sostanze stupefacenti costituisca un reato di pericolo presunto caratterizzato dalla ‘offensività della fattispecie criminosa astratta’, tuttavia ‘in ossequio al principio di offensività inteso nella sua accezione concreta, spetterà al giudice verificare se la condotta, di volta in volta contestata all’agente ed accertata, sia assolutamente inidonea a porre a repentaglio il bene giuridico protetto, risultando in concreto inoffensiva”.
Ovvero, già la sentenza del luglio 2008, stabiliva che il giudice dovesse verificare la reale “pericolosità” della piantina. Principio solo ribadito dalla sentenza di due giorni fa, “quando ha escluso che nel caso specifico sussistesse la ricavabilità dalla coltivazione di una sostanza idonea a produrre un effetto stupefacente in concreto rilevabile”. E le piantine di cannabis ‘acerbe’ non contengono alcun principio attivo, dunque semplicemente non possono essere classificate tra gli stupefacenti. Sembra restare ai ‘giardinieri’ il compito di capire quando è il momento giusto di smettere di coltivare la piantina, e agli agenti capire il momento giusto per intervenire.
‘La Corte di Cassazione, dalla quale sventolava nei giorni scorsi un Tricolore vergognosamente lacerato e privo della parte rossa, non perde occasione per sorprendere gli italiani. La nota emessa oggi in merito ad una risibile sentenza in materia di droga e’ ancora peggiore della sentenza’. E’ quanto afferma il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri.
‘La droga fa male. Questo e’ il messaggio che ci si aspetterebbe venisse dalle sentenze della Corte di Cassazione, che immersa nelle astrazioni manda messaggi pericolosi al Paese. Pensavo che la sentenza che considerava lecite le piantine acerbe di cannabis fosse uno scherzo. Invece e’ tragica la situazione che emerge dalla nota odierna. La droga fa male. Purtroppo la Cassazione fa peggio. E’ veramente triste – conclude – un Paese che ha giudici cosi’ lontani dalla verita’ e cosi’ pericolosi per la vita dei nostri ragazzi, che da queste sentenze ricevono messaggi fuorvianti. Verrebbe voglia di regalare piantine di droga acerbe ai figli di questi magistrati, che potrebbero poi scoprirne gli effetti pericolosi’.