Dai tempi dei tempi le maggiori decisioni importanti per tutta la comunità sI sono basate sul consenso, derivante da una profonda comprensione di un problema. Noi abbiamo ora molti esempi di decisioni fatte da pochi, imposte su una comunità e successivamente revocate, e qualora non ribaltate da una decisione politica di chi detiene il potere, tali cattive decisioni sono state sovvertite da una rivoluzione.
E’ evidente da tempo il fatto che la proibizione non funziona, o forse esa funziona solo per i pochi eletti che collezionano enormi ricchezze e potere sulla testa di chi non rispetta le norme indotte dalla proibizione. Masse di persone incarcerate soffrono e all’indomani della pubblicazione dei Nastri relativi al Watergate di Nixon, é curioso come la proibizione delle droghe sia ancora al suo posto.Rispetto a questa costruzione mentale il mondo si sta trasformando un ‘Pianeta Prigione’. Nel nome di leggi puritane alcuni paesi uccidono degli individui che sono coinvolti nel traffico e commercio di droghe o ppure perché si si fumano una o qualche canna.
Lo Zen è un principio ed una disciplina di raccolta di conoscenza molto più profonda basata sulla esperienza personale o transpersonale. Una persona che medita e rispetta la verità di base gli comunica il suo cuore non può sbagliare. La verità universale mi dice che la proibizione e la guerra alle droghe sono assolutamente sbagliate. Noi abbiamo perso tante meravigliose persone che avrebbero probabilmente potuto contribuire alla umanità in misura maggiore delle masse di conformisti che non pensano con la loro testa e che non agiscono in accordo con le loro convinzione ed è quindi giunto il momento di terminare il non senso costituito dalla proibizione.
Le piante etnobotaniche sono state utilizzate fin dall’alba dei tempi. Il capitalismo neo-liberale sta cercando di far monetarizzare tutti i beni ancora liberi come l’acqua che è stata privatizzata in quasi tutti i paesi, mentre la tendenza è chiara; le mani cupide del capitalismo stanno cercando di rubare questo bene a noi, il Popolo.
La guerra alle droghe è entrata nella nostra società dalla porta laterale quasi 110 anni fa con la prima Legge sull’Oppio.Alcune multinazionali, in stretto accordo con delle nazioni potenti, appoggiarono l’introduzione delle prime regole su come le sostanze ‘tradizionali’ e piante avrebbero dovute esser utilizzate in una modo saggio e controllato.Successivamente, negli anni trenta e quaranta la Legge sulla Tassazione della Marijuana fu utilizzata non per ridurre il cosiddetto danno della cannabis, ma per sopprimere il potere politico emergente della popolazione nera negli USA, che domandava l’uguaglianza con i bianchi. La parola danno non esisteva in quel periodo…Questa legge forniva un pretesto alle autorità per sopprimere e controllare la gente nera e le minoranze in qualunque momento essi volessero farlo. Allo stesso tempo questa stessa proibizione agiva e continua ad agire come una scusa per l’interventismo nelle politiche di paesi come Bolivia, Columbia, Triangolo d’Oro, Afghanistan…in tal modo provocando la perdita di tante vite , con comunità indigene attaccate e distrutte nel più totale silenzio.
Ascoltando le trascrizioni delle ‘Intercettazioni di Nixon’, ogni individuo è in grado di comprendere come il proibizionismo fosso solo un sistema di controllare le persone che si stavano opponendosi alla politica mainstream dell’Era Nixon.In Segundo il governo di Reagan e dei sui consiglieri, in stretta collaborazione con i supporter neoconservatori in Europa e in tutto il mondo, sono riusciti a far passare questa stessa politica tramite le Nazioni Unite. E noi stiamo soffrendo sotto al pressione della criminalizzazione del piacere e dei benefici per la salute che provengo dal frutto proibito.
Dall’aspetto psicologico noi possiamo anche riferirsi a questo fenomeno come ad una narrativa paternalistica, rappresentata da una relazione padre-figlio. La grand entità del padre come figura si occupa dei suoi bambini che stanno peccando- essi vogliono godere la vita ma il padre ci racconta che il frutto proibito è proibito e quindi occorre più lavoro e meno gioia.
E’ tutto qui il senso ti tutto questo?In assenza di veri fatti e di scuse per non fermare la proibizione e di rovesciarla, una persona potrebbe chiedersi: ma che diavolo passa nella testa dei rispettabili decion maker che prendono decisioni per conto di tutti i popoli del mondo alle riunioni della Commissione Droghe Narcotiche?Possiamo aspettarci delle decisioni esperte basate su una verità più profonda similmente a quanto avviene con la vera illuminazione ZEN oppure gli interessi dei protagonisti di qualche particolare grande gruppo capitalistico prevarranno sul mercato?
E la proibizione quaranta anni fa era principalmente un caso di politici che stavano cercando di togliersi dai piedi chi protestava contro la guerra e le organizzazioni che li hanno seguiti. Oggi tutto questo ruota intorno al denaro e al profitto. Negli ultimi quaranta anni la proibizione si è trasformata in una fonte di reddito di molti attori o meglio: del ‘business’.Un business particolarmente turbolento è rappresentato dal Complesso Carcerario, che svolge continuamente un lavoro di lobby in favore di una legislazione più dura e più restrittiva in grado di poter riempire le sue prigioni. L’altro soggetto che si allatta alla tettina della proibizione è la grande industria farmaceutica, che naturalmente fa lavoro di lobby contro I cambiamenti per vendere i suoi prodotti ai ‘pazienti’.
Menzionando i benefici della salute delle piante tradizionali ( o solamente il puro godimento) ci siamo imbattuti con il nuovo fenomeno-i CSC(Cannabis Soclal Club) organizzati dalla comunità che stanno sovvertendo la criminalizzazione con una operazione di pura trasparenza.Se il governo attacca questo tipo di approccio basato sulla comunità non è più un caso criminale ma un caso politico. I CSC stanno emergendo da tutta Europa all’Uruguay come strumento per soddisfare i bisogni dei suoi membri su base no profit, contrapposta ad alcuni approcci commerciali negli USA che privilegiano la commercializzazione rispetto al diritto fondamentale di coltivare e di consumare.
A questo punto noi dobbiamo ammettere che naturalmente ci sono persone che usano droghe con doppie diagnosi ma l’etichettare ogni utilizzo di droghe o di piante tradizionali etnobotaniche e i loro estratti come pazieni é assolutamente sbagliato e paternalistico. Fnalmente noi dobbiamo menzionare I sindacati del crimine che sono ora entrati nel business legittimo e nei circoli politici. Ma ultimo ma non per importanza noi abbiamo un nemico nel nostro cortile di casa: trenta anni fa, il discorso della Riduzione del Danno costituiva una narrativa assolutamente positiva ed una forza che si opponeva alla euforia lunatica della Era del ‘Just Say No?( Devi solo dire no alla droga N.d.T.).Tutti gli attributi di base della Riduzione del Danno sono sempre validi ed un approccio positivo per ridurre il danno indotto dal”uso di droghe'( io preferirei usare il termine danno indotto dalla proibizione e la marginalizzazione delle persone che usano droghe). Ma al giorno d’oggi sempre più organizzazioni della Riduzione del Danno si oppongono ai cambiamenti e I loro leader e probabilmente ‘manager’ non vogliono vedere declinare le somme spesso cospicue di denaro che sono indirizzate verso il business della Riduzione del Danno…così tristemente noi vediamo alcune forze regressive che agiscono all’interno del movimento della Riduzione del Danno.
La questione é : hanno I politici abastanza coraggio per guardarsi allo specchio e dichiarare che I nuovi vestiti dell’Imperatore sono una pura illusione? Ora basta- il costrutto mentale della proibizione deve cadere E’ tempo di riparlare di regolazione e di portare nuove frasi all’interno del discorso. Qualunque di queste frasi farà molto più di positivo che lo stato degli affari con cui siamo ora costretti a convivere…ed è arrivato il tempo di far sì che la proibizione sia dichiarata estinta come il dodo australiano….e LIBERTA’ DI COLTIVARE.
A cura di Janco Belin