12 luglio 2015
Cannabis Social Club non è un concetto immediatamente associato ad Amshttps://encod.org/info/ecrire/?exec=article_edit&new=oui&id_rubrique=117terdam; coffeeshop, direbbero tutti, cannabis prescritta dal medico, direbbero molti ma “Social Club” probabilmente no. Semmai si può pensare a Barcellona, dove i circoli privati, approfittando di un’incongruenza della normativa iberica, sono proliferati negli ultimi anni diventando, in maniera informale, esercizi commerciali per la vendita di cannabis.
E invece, a fine 2014, anche in Olanda ha aperto battenti il primo Social Club dedicato alla marijuana, un’associazione senza fini di lucro che unisce appassionati di cannabis; ha aperto battenti in senso figurato perché non ha attualmente una sede fisica: “vogliamo fare tutto rispettando le regole e dato che le piante di marijuana sono il nucleo intorno al quale ruota la nostra attività, finché non sarà possibile cedere il raccolto ai soci, terremo la nostra sede itinerante’”. Rosaria, italiana, ad Amsterdam da 15 anni, presiede The Tree of Life , il primo Cannabis Social Club dei Paesi Bassi.
Nella capitale, con i suoi circa 200 coffeeshop, quale spazio può avere un Social Club? “Quello di The Tree of Life è un concetto molto lontano da quello dei coffeeshop”, spiega Rosaria “per cominciare non ha fine di lucro e si rivolge ad appassionati e “cultori” della canapa, non ad una clientela anonima, poi l’associazione ha anche obiettivi “politici”, ossia la modifica della normativa che al momento non consente la coltivazione, infine guarda con attenzione e spessore scientifico alla cannabis terapeutica. Questi elementi, nelle attività dei coffeeshop sono quasi del tutto assenti”.
La vicenda di The Tree of Life è singolare; nonostante le sue attività siano state osservate con interesse dalle istituzioni, il sindaco di Amsterdam ed il pubblico ministero hanno chiuso di recente ogni spiraglio alla regolamentazione delle attività del Club: la coltivazione, per la legge olandese, è illegale e solo i coffeeshop autorizzati possono distribuire cannabis “noi abbiamo chiesto un parere a proposito: dato che la coltivazione è per uso personale, noi registriamo e classifichiamo le piante, e non abbiamo alcun fine di lucro, “il drugbeleid” l’esperimento olandese di tolleranza, si applica anche a noi? La risposta è stata negativa”
Il caso di The Tree of Life è arrivato anche al consiglio comunale di Amsterdam, dove la maggioranza trasversale che da qualche tempo cerca di fare pressioni all’Aja perché in tema cannabis venga chiuso il cerchio legalizzando la produzione, ha persino ipotizzato che i Social Club possano in futuro ottenere licenze per produrre marijuana per i soci ma anche per la vendita ai coffeeshop.
Insomma, tutt’altro che un passo indietro, come erano al contrario i circoli aperti solo ai residenti disegnati dal wietpas: “Non siamo concorrenza per i coffeeshop, anche se alcuni proprietari pensano il contrario, proprio perché non siamo parte del “mercato”; chi sceglie di diventare membro del Social Club, accetta anche di fornire le proprie generalità e di “esporsi” davanti alle autorità. Questo è parte della nostra filosofia e dovrebbe essere, per le istituzioni, una garanzia di serietà”.