Intervista a Fredrik Polak del direttivo di Encod, Coalizione Europea per Politiche Giuste ed Efficaci sulle Droghe
Da: [Liberazione
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Di: Enrico Fletzer
10.03.2010
Si è aperta lunedì (e continua fino al 12) la 53ma Comission on Narcotic Drugs dell’Onu. Antonio Maria Costa direttore dell’ufficio Droghe e Crimine delle Nazioni Unite, continua ad evitare scrupolosamente tutte le domande che potrebbero mettere in pericolo la sua posizione di zar della guerra alla droga. Costa, in particolare, evita la domanda cruciale: qual’è la relazione tra la repressione e il consumo di droghe?
A porre direttamente queste domande è Fredrik Polak. «Al signor Costa, direttore esecutivo dell’Unodoc, ho posto le stesse domande in più di un’occasione: come spiega il basso consumo di cannabis nei Paesi Bassi, dove dal 1976 la cannabis è liberamente disponibile? Il mio obbiettivo verificare se il direttore fosse a conoscenza della situazione nel mio paese, e secondariamente capire come potesse continuare a sostenere la validità della politica della proibizione quando l’esperienza olandese dimostrava come in presenza o meno di una politica proibizionista non si registri alcuna differenza rispetto ai livelli di consumo. Divenne palese il fatto che non aveva risposte.
Eppure Costa ritiene di fornire risposte a chi lo incalza su questo terreno…
La verità è che ogni volta che gli si pone il tema, Costa risponde fuori tema. Queste esternazioni non possono esser considerate una risposta alla mia domanda.
D’accordo, ma cosa risponde il direttore esecutivo dell’Agenzia Onu?
Costa sostiene che come prima cosa che i Paesi bassi spendono molti soldi in prevenzione e che secondariamente i livelli di uso di cannabis ad Amsterdam sono più alti che nel resto del paese, mentre in altri paesi questo non è il caso, per cui esiste un “problema Amsterdam”. Le due affermazioni non sono una risposta alla mia domanda rispetto al livello nazionale dell’uso di cannabis paragonato ai paesi confinanti. Costa sostiene come la prevenzione efficace spieghi l’uso relativamente basso di cannabis nei Paesi Bassi. Se fosse davvero così, sarebbe un’altra prova della inefficacia dalla proibizione. In quel caso, il sistema globale di controllo delle droghe, come preferisce chiamarlo Costa, sarebbe meglio che fosse smantellato e che i governi spendessero tutto il denaro in programmi di prevenzione.
Quanto ad Amsterdam, in tutti i paesi, le aree urbane mostrano livelli più alti di consumo di droghe rispetto alle aree rurali. E in particolare in aree diversificate con con molte attività culturali, università, artisti, e con persone con molti problemi sociali e psichiatrici e gente senza casa e lavoro. Cosi il fatto che Amsterdam abbia un livello più alto di consumo rispetto alla media nazionale non è niente di speciale.
In questi giorni Encod ha organizzato al Parlamento europeo una audizione basata sul “Rapporto sui mercati illeciti delle droghe 1998-2007”. Questa relazione contiene un valido data-base e delle conclusione che confermano valutazioni tecniche sulle politiche delle droghe nella Ue. Le conclusioni del rapporto indicano come le politiche attuali stiano mancando il loro obbiettivo principale, la riduzione della domanda e della offerta di droghe illecite, e come queste politiche costituiscano un fattore cruciale nel generare ed aumentare il danno ai singoli consumatori di droghe, ai loro gruppi di appartenenza e alla società in generale. Altro che attribuire un ruolo più importante alla società civile e alla richiesta di una riforma delle politiche sulle droghe.
Le politiche governative e più in particolare la repressione non intaccano in nessun modo il livello di consumo. Questo è un fatto ed é stato stabilito in maniera scientifica da almeno quindici anni. Il direttore dell’agenzia Onu evita la discussione con la società civile perché sa di non avere argomenti.