Comunicato stampa della associazione Pannagh dopo il verdetto della Corte Suprema Spagnola
29/12/2015
La Corte Suprema di Spagna condanna quattro membri della Associazione dei Consumatori di Cannabis Pannagh a pene detentive in un giudizio pieno di errori e di contraddizioni. Oltre alla prigione, gli imputati sono stati condannati a multe per un totale di 250,000 euro, nonostante la considerazione che non vi era stato arricchimento.
Con le accuse di “nascondere i loro veri obbiettivi” i membri di Pannagh vogliono dichiarare che essi contano con numerosi precedenti legali favorevoli e che hanno contattato numerose istituzioni pubbliche.
La Camera Penale della Corte Suprema in parte ha sostenuto l’appello dell’accusa rispetto al giudizio precendete della Corte di Viscaglia che aveva prosciolto i membri di Pannagh per il delitto di traffico di droga nel marzo 2015.ora, la Corte Suprema dichiarava una condanna detentiva di un anno e otto mesi e multe di 250,000 euro per il presidente e il segretario, e sei mesi e un gionro nel caso dei due membri che erano stati trovati a lavorare per l’impacchettamento del raccolto.Il tesoriere è stato prosciolto a causa di un errore della Corte.
Per condannare gli altri quattro imputati, la Corte Suprema ha utilizzato degli argomenti pieni di errori e di contraddizioni palesi, e anche ignora dei fatti fondamentali sulla causa che sono rilevanti per la difesa. Secondo Pannagh, la sentenza é chiaramente politica, mirata a smantellare le associazioni della cannabis, e basata su una visione totalmente distorta che è fuori luogo rispetto alla realtà sociale della cannabis in Spagna.
Si afferma che gli arrestati hanno agito “incoraggiati dalla speranza infondata che questa azione possa essere tollerata o che dei tribunali potessero accettare la tesi che questi fatti sono legalmente irrilevanti”, ignorando il fatto che le attività di Pannagh sono state considerate irrilevanti dalla Corte Provinciale di Biscaglia nel 2006 (Sentenza nro. 218/06) e di Alava nel 2012 (Sentenza nro. 377/12), che in ambedue i casi hanno comportato la restituzione della cannabis che era stata sequestrata. Per questo, quelli che sono stati condannati non avevano una “pia speranza”, ma la certezza, basata su precedenti penali, che la loro condotta non era criminale.
Si afferma inoltre che la associazione stava “nascondendo la sua vera intenzione” e agendo indifferente” rispetto alla possibile illegalità.In tal modo ignorando che le iniziative prese da Pannagh per richiedere chiarimenti da varie istituzioni come il Parlamento Basco, che tra le altre cose ha portato alla creazione di una commissione parlamentare su questo tema, nonostante il fatto che ambedue queste iniziative e i verdetti delle corti provinciali erano citate durante la investigazione preliminare e le accuse erano fatte dalla difesa nello stadio dell’appello.
La nuova sentenza riproduce semplicemente quasi letteralmente quelle date in precedenza alle associazioni Ebers,di Bilbao, e alla Three Monkeys,di Barcellona. La copia è talmente letterale che quelli che sono stati condannati era incriminati per argomenti presumibilmente descritti negli statuti di Pannagh,quando in realtà si riferiscono a quelli di altre associazioni condannate.La cosa che più colpisce è il fatto che il vero scopo di Pannagh può esser letto nella introduzione del verdetto e che tutti possono chiaramente vedere che queste non coincidono assolutamente con quello che è affermato nel verdetto.
Questi generi di errori sono ripetuti in vari punti, con il risultato che la descrizione del fatto è seriamente alterata. Come risultato da una Corte di Appello, la nuova decisone deve esser basata su una nuova verifica legale dei fatti erano ritenuti provati nel giudizio di appello, fatti che non possono esser modificati.Tuttavia, le modifiche sono numerose, decisive e, soprattutto , contrarie alla legge che assicura il diritto ad un processo equo. Inoltre , nuova evidenza è sta introdotta senza una audizione dove le parti le avrebbero commentate. Essa condanna i membri di Pannagh , basandosi su, tra le altre cose, questioni che non non eravamo “supposti di conoscere’ oppure sulle nostre presunte intenzioni. Nessuno di questi argomenti è stato addotto durane il processo. Come risultato la Corte Suprema non ha ascoltato gli accusati prima di condannarli, come è richiesto dalla legge.
Come esempio di queste contraddizioni, il giudizio della Corte Suprema parla di “mancanza di controllo e altri elementi richiesti dalla giurisprudenza per i presunti casi atipici di consumo compartito” mentre il giudizio della Corte Provinciale affermava che “ vi è evidenza di cessione controllata delle sostanze e la persona verso la quale veniva effettuata la cessione “ e che esiste “controllo effettivo sia della sostanza in sé e della corrispondenza tra i quantitativi forniti ad ogni membro con la previsione del consumo di ogni membro attivo, un controllo che non sarebbe assolutamente necessario nella ipotesi che questo non fosse un caso di consumo compartito.”
Un’altra palese contraddizione è che tra i fatti che sono stati provati nei giudizi della Corte Provinciale( che come detto prima, non può essere alterato dalla Corte Suprema) si affermava che “i membri hanno stabilito ed accettato la attività di coltivazione per il consumo personale” e che la sostanza prodotta “era per il consumo dei membri come stipulato negli obbiettivi e regole della associazione e l’accordo con i membri.” Anche l’accusa, nella sua formulazione, riconosce che “l’Associazione Pannagh ha istituito un sistema di coltivazione della cannabis”
Tuttavia,in maniera sorprendente, il giudizio della Corte Suprema afferma piattamente che “un piccolo gruppo di persone organizza e dirige la struttura dei membri; e preparano la organizzazione, fornitura,distribuzione, controllo, coltivazione, facilitando tali strutture a fungere come una largo ed indiscriminato gruppo di consumatori “.In tal modo, la sentenza manca del rispetto dovuto ai fatti conclamati, che , come abbiamo visto, affermano altrimenti:era la associazione Pannagh non “un gruppo indiscriminato” ma una entità legalmente costituita con membri chiaramente identificati, che decideva di creare tali strutture e che assumeva le persone ora condannate per utilizzarli come impiegati.
I condannati hanno annunciato la loro intenzione di comporre una mozione per dismissione di fronte alla Corte Suprema prima di presentare un appello alla Corte Costituzionale, dal momento che essi pensano che , tra le altre cose, il loro diritto alla presunzione di innocenza,ad un processo con le dovute garanzie e alla proporzionalità della sentenza sono state violate.Essi hanno anche annunciato la loro intenzione di fare appello alla Corte Europea dei Diritti Umani a Strasburgo qualora necessario. Nei prossimi giorni, Pannagh organizzerà una conferenza stampa con dei rappresentanti di altre associazioni della cannabis per analizzare il verdetto e per annunciare delle iniziative per denunciare questo scandalo.
Pannagh vuole sottolineare che i lavoratori della associazione sono stati puniti per delle attività, che come è stato dimostrato nel processo e così registrato nella decisione revocata, erano la iniziativa e la responsabilità di tutti i suoi membri, secondo i suoi statuti e seguendo un accordo deciso dalla assemblea generale. CInque membri sono stati accusati di associazione criminale;questa accusa è stata dismessa, ma eventualmente la Corte Suprema ha ordinato la confisca del denaro dai conti di Pannagh come se la associazione fosse un semplice paravento degli accusati per commettere dei reati che l’evidenza in effetti smentisce.
In fine,Pannagh incoraggia tutti voi a lottare per un cambiamento nella politica delle droghe per metter fine alla attuale situazione di ingiustizia e per continuare il dibattito di speranza nella regolazione della cannabis che sta avvenendo in molte parti del mando, al quale Pannagh ha cercato di contribuire fin dalla sua fondazione nel 2003.
Bilbao, 28 Dicembre, 2015
[Associazione dei Consumatori di Cannabis Pannagh->
pannagh2015@gmail.com]