Fonte: Legalizziamolacanapa
I carabinieri gli hanno trovato le piante sul balcone nonostante gli arresti domiciliari e i giornali lo hanno dipinto come un indomabile e pericoloso spacciatore, ma chi conosce Fabio, sa perfettamente che quelle piante servivano per continuare a curare i nonni che dal 1996 hanno dovuto subire una catena indescrivibile di sofferenze, contraendo patologie gravi dovute alla depressione e allo sconforto, ma lasciamo che sia Fabio stesso a raccontare la sua storia:
…mi chiamo Fabio Santacroce conosciuto anche come Wify Strain Hunter, nato a Brig (Valais) in Svizzera negli anni 70.
Nel 1995 espatrio in Inghilterra e poi in Olanda, imparando così lingue e culture diverse e svolgendo molte attività lavorative pur di mantenere integra la dignità, facendomi così apprezzare dagli “stranieri” per la mia semplicità interiore e per il mio altruismo.
Il 9 Settembre 1996 rientro in Italia urgentemente per la morte prematura di mio padre Adriano che era un noto costruttore metalmeccanico nel nord Italia e in Svizzera dove ha anche collaborato a costruire il Palazzo dell’ONU.
Dopo 2 anni me ne torno all’estero per continuare i miei studi e ricerche in campo scientifico e farmaceutico specifico nel settore della Cannabis Terapeutica.
Mi avvicino anche al Rastafarianesimo e lavoro in Inghilterra dove verrà poi creato un farmaco naturale chiamato Sativex (a base di THC e CBD estratto dalle migliori genetiche di cannabis) e prodotto dalla GW Pharma, poi in Svizzera per 3 anni presso 2 aziende private e con regolari permessi farmaceutici per la produzione di cannabis indica e sativa ad uso medico/terapeutico.
In Svizzera ho cosi potuto conoscere, lavorare e condividere nozioni scientifiche specifiche con personaggi pubblici e noti come Howard Marks, Scott Blakey, Felix Kautz, Arjan Roskam, Bernard Rappaz, Rick Simpson ed altri ancora…
Nel frattempo si ammala mia zia Luisa di tumore nella zona di Wernicke (cervello), che causa pesanti crisi epilettiche ed altri gravi sintomatologie e Luisa essendo stata curata come da protocolli approvati in Italia, si aggrava al punto da lasciare questo pianeta.
Nello stesso periodo si ammala di sclerosi multipla a placche degenerative anche l’altra zia Ortensia e dopo pochi anni viene aggredita anche da tumori in metastasi e le chemioterapie avevano più effetti negativi che positivi.
Nessun medico anche in questa situazione era al corrente di quanto importanti siano gli endocannabinoidi presenti in tutti gli esseri umani e Ortensia ci ha quindi lasciati per andare a vita nuova nel 2008.
Dopo tutti questi lutti, i miei nonni Alberto e Maria entrano in un tunnel di disperazione per aver perso due figlie e per il dolore della vedovanza della terza, si ammalano gravemente anche loro e non vengono curati in modo adeguato.
Io decido allora che dovevo curare ciò che rimaneva della mia famiglia ( i miei nonni e mia madre ) sfruttando tutte le capacità acquisite in anni di esperienze.
I medici nella mia provincia di appartenenza non conoscono le mie tecniche, ed io, tenuto conto dei reali ed immensi poteri curativi della Cannabis, decido di creare un laboratorio di ricerca nella mia piccola baita, meticoloso in tutto e per tutto, non facendomi mancare nessuna genetica di cannabis medica che io conosco, meticoloso anche nel non frequentare nessun essere umano al di fuori di mia madre e dei nonni.
Dal mio laboratorio avrei potuto creare la medicina naturale, ergo l’olio di cannabis terapeutica, ricco di oltre 66 cannabinoidi che attraverso gli endocannabinoidi presenti in ogni essere umano avrebbero giovato in modo mirato e scientificamente provato, ed ero sicuro di poterli curare, ma una visita di 3 nuclei dei carabinieri mi ha portato in carcere, hanno distrutto le piante, sequestrato la baita e tutte le attrezzature, libri ed appunti personali, computer ed altro ancora…
sono stato portato in carcere, li ho finto di mangiare e di star bene, aspettando poi che mi venissero concessi gli arresti domiciliari, arrivati in 4 giorni.
il 7 agosto 2010 alle ore 13:41 esco dal carcere per andare a casa agli arresti domiciliari, ora mi trovo in attesa di giudizio.
Ecco, questo è Fabio, un ragazzo coraggioso che sapendo di essere l’unica possibilità di conforto per i suoi cari, non ha esitato a continuare a produrre l’unica medicina in grado di alleviare il loro dolore, ma questi valori vengono oltraggiati dall’infame legge che continua a provocare queste inutili devastazioni e ad un anno preciso dal primo arresto, l’8 agosto Fabio finisce di nuovo dietro le sbarre!
Facciamo sentire a Fabio che ci siamo, che siamo con lui e che non lo lasceremo solo a combattere la sua battaglia, l’indirizzo del carcere è il seguente:
Fabio Santacroce
c/o Casa Circondariale
Via G.Castelli n°8
28922 Verbania
Ringraziamo in anticipo tutti coloro che vorranno spendere 5 minuti per una testimonianza di solidarietà, per dare conforto ad una persona che nonostante le difficoltà degli arresti domiciliari non ha mai cessato di combattere e che nell’ASCIA ha portato (e speriamo possa portare ancora al più presto) un contributo creativo e dinamico!
Nei prossimi giorni organizzeremo un’azione di mail-bombing verso il tribunale, il carcere e i giornali che l’hanno dipinto come un malfattore comune, augurandoci che tutti vogliate rispondere all’appello per una vasta mobilitazione.