CANNABIS SOCIAL CLUB
Discorso dell’ENCOD alla fiera “CannabisTipoForte”, 1-3 giugno, Bologna
Come le persone vanno in un bar quando vogliono consumare alcolici, ci dovrebbe essere un posto dove sia possibile avere cannabis. Ci dovrebbe essere un sistema per la produzione di cannabis e la sua distribuzione ai consumatori che possa causare meno inconvenienti, difficoltà e costi. Ci dovrebbe essere un posto dove la cannabis possa essere gustata in un modo responsabile. Ci dovrebbero essere (in maggior numero) dei Cannabis Social Club.
I Cannabis Social Club sono associazioni di cittadini che vogliono organizzare la coltivazione di un quantitativo limitato di cannabis per soddisfare i loro bisogni personali in una maniera trasparente che sia controllabile dalle autorità. Queste persone stabiliscono la quantità che è necessaria per li loro uso personale in accordo con gli standard legali che sono in vigore nei loro paesi, e organizzano un circuito chiuso di produzione, distribuzione e consumo senza che debba essere intrapresa alcuna attività commerciale.
I Cannabis Social Club possono essere pienamente controllabili dalle autorità. Le autorità dovrebbero avere la possibilità di monitorare le condizioni di salute, sanitarie e di sicurezza di un Cannabis Social Club durante l’intero processo, dalla coltivazione al consumo.
I C. S. C. possono usare i margini legali che i governi nazionali hanno in accordo con le convenzioni internazionali per organizzare il circuito per il consumo personale come lo considerano più conveniente. Questi sono i margini che L’Olanda ha sempre usato per giustificare l’esistenza dei coffee shop. Gli stessi margini comprendono una soluzione per il dilemma attuale, in cui il consumo di cannabis è permesso, ma la produzione o la distribuzione non lo sono.
Dipendendo tutto dalla legislazione e dalle politiche nei singoli stati i C. S. C. possono essere istituiti in vari e forme. Possono generare posti di lavoro ufficiali e acquisti di considerevoli quantità di beni e servizi che possono essere tassati. Oggigiorno i C. S. C. stanno funzionando in Spagna e in Belgio, mentre in Svizzera sono attivi dei Medical Cannabis Club, così come negli Usa e in Canada, sebbene qui i modi di lavorare sono meno trasparenti. In altri paesi si stanno prendendo iniziative per elaborare un modello simile.
In un C. S. C., la coltivazione verrà svolta secondo i più recenti standard dell’agricoltura biologica. Non si potrà mai riscontrare un’alterazione del prodotto finale con altre sostanze per aumentare il suo peso (una pratica tipica delle organizzazioni criminali coinvolte nella coltivazione illegale ), siccome il progetto sarà supervisionato da un’associazione di consumatori.
La coltivazione potrà anche svolgersi in accordo con le regole di sicurezza. In particolare in paesi dove le persone coltivano in interni questo potrà ridurre comportamenti rischiosi relazionati alla coltivazione di cannabis come il furto di elettricità.
La distribuzione potrebbe avvenire in aree dove l’associazione può stabilire un’efficace politica di prevenzione e trattamento dell’uso problematico di cannabis. La partecipazione all’associazione in principio sarà accessibile solo agli adulti. Nei C. S. C. può essere promossa informazione sui metodi di consumo di cannabis meno rischiosi per la salute, mentre possono essere organizzate attività sociali per rinforzare il network sociale attorno al consumatore. Questo network è un fattore cruciale nel prevenire problemi.
Questo sistema è anche un mezzo per ridurre la disponibilità di cannabis ai minorenni. I membri dell’associazione dovrebbero essere persone di almeno 18 anni (dopo un certo periodo l’età potrebbe essere ridotta a 16 anni, in qualche modo con diritti (quantità) limitati per i più giovani).
È ovvio che una volta che sia accettata questa forma di regolazione del mercato della cannabis, si inizi un dibattito ragionevole sulle applicazioni della canapa industriale, sarà più facile ottenere licenze, intraprendere ricerche, ecc..
Nei paesi dell’EU ci sono decine di milioni di consumatori di cannabis. Se soltanto una piccola parte di loro si organizzasse in associazioni per promuovere questo tipo di iniziative, l’impatto politico sarebbe immenso. Dunque l’ENCOD chiede a tutti i consumatori di cannabis in Europa di avviare un CSC nella loro area.
I CSC sono la proma concreta uscita della “Freedom to Farm Campaign” (Campagna per la Libertà di Coltivare), che ha avuto inizio nel 2005, e che vuol essere la nostra proposta al prossimo Summit Mondiale sulle Politiche sulle Droghe, che si svolgerà a Vienna nel 2008. In questo summit, i governi di tutto il mondo dovranno spiegare perché la loro strategia globale per eradicare la cannabis, la coca e l’oppio dalla faccia della terra sia da bocciare e basata su presupposti sbagliati.
Ogni gruppo dovrebbe naturalmente stabilire le proprie regole e metodi di lavoro. Devono essere d’accordo con le leggi e le condizioni locali. Comunque pensiamo che organizzando un CSC locale alcune regole generali possano essere rispettate:
1. *Comunicate*- in anticipo se possibile – con le autorità e con i media locali intorno alle vostre azioni. Fate loro sapere che non avete intenzioni commerciali, il grado del vostro progetto, che siete esclusivamente membri adulti… E chiarite bene che volete dar loro l’opportunità di controllare le condizioni di salute, igieniche e sanitarie durante l’intero processo, dalla coltivazione al consumo.
2. *Preparate* bene la vostra azione, istituite la vostra associazione in modo ufficiale, con statuti che siano riconosciuti dalle autorità (le amministrazioni locali delle associazioni). In questo modo sarà difficile per ogni giudice sciogliere le associazioni, poiché avete il diritto costituzionale di associarvi. Mostrate questi statuti ad un avvocato locale che sia specializzato sulla materia e che possa consigliarvi su cone gli statuti debbano essere scritti. Se desiderate possiamo fornirvi dei modelli di statuti di CSC in Spagna o in Belgio.
3. Negli statuti dei club, è bene ricordare che i vostri scopi sono di più che la sola coltivazione. Che aspirate in particolare ad aumentare la conoscenza per evitare sistemi pericolosi di produrre e consumare cannabis. Assicuratevi che quanto è prodotto nel club sia soltanto per il consumo dei membri di quel club. Le attività commerciali possono essere tenute in conto per i prossimi stadi, ma è priorità dimostrare che “un uso personale e responsabile” è possibile.
4. Assicuratevi di *non ostacolare* altri con la vostra azione. Come principio a nessuno dovrebbero capitare inconvenienti per (l’uso o la coltivazione di) cannabis. Quindi preoccupatevi di non provocare gli altri, così che non possano dire che volete soltanto promuovere il consumo.
5. Gli elementi psicoattivi nella cannabis causano un cambiamento nel modo in cui nel modo in cui viene percepita la realtà. I CSC dovrebbero essere percepiti anche dai non consumatori, da persone che non sono famigliari con gli effetti della cannabis, come una proposta realistica. Quindi è bene confrontare i vostri progetti, prima di presentarli ai media, ai *non consumatori* che sono ben disposti verso la proposta, così che possano aiutarvi ad elaborare la versione definitiva. Ognuno, consumatore, o no, dovrebbe essere in grado di appoggiare una proposta realistica per la distribuzione di cannabis a consumatori adulti.
Esempi
In Spagna un CSC Basco, chiamato “Pannagh” fu invaso dalla polizia durante il raccolto nell’ottobre del 2005. Sei mesi più tardi, la Corte Provinciale di Vizcaja archiviò il caso, riconoscendo che la *associazione legalmente costituita* non ha niente a che fare con un’organizzazione criminale dedita al traffico di droghe, la piantagione collettiva fu intesa per il loro proprio consumo personale. Nell’aprile 2007, la Pannagh ha anche ottenuto la restituzione della cannabis confiscata.
In Belgio un’altra variante del CSC, “Draw up your Plant”, fu fondata lo scorso anno. Nonostante i loro sforzi di comunicare i loro intenti apertamente e onestamente, le autorità locali sequestrarono la piantagione nel settembre 2006. Nell’aprile 2007 il giudice riconobbe l’*associazione legalmente costituita, ma fece riferimento alla legge che ancora proibisce la cannabis. La sentenza fu soltanto simbolica: multe di 15 euro per ogni membro, e anche la condizionale per quelli incensurati.
Guardatevi i nostri progetti per promuovere l’idea di organizzare l’autocoltivazione per consumatori registrati, una proposta dei cittadini per ottenere un minimo di pace nella guerra alle droghe, nei prossimi mesi e anni. Questa ed altre iniziative saranno preparate ed organizzate nell’assemblea generale dell’ENCOD, che si svolgerà dal 22 al 24 giugno, e dove siete tutti i benvenuti.
I migliori saluti a tutti, grazie
ENCOD – Joep Oomen and Bas Tielens