Qual’ è la differenza- come potremmo distinguere tra l’uso ricreativo e l’uso medico della cannabis? Una questione destinata ad essere al fronte della discussione quando rappresentanti di governo discutono sul problema della legalizzazione.
Secondo la legge (della Gran Bretagna), fino al 1971 la cannabis fu una sostanza di potenziale valore terapeutico: avrebbe dovuto essere prescritta come farmaco. Durante quell’anno d’altronde, con il Misuse Drugs Act (Legge sull’Abuso delle Droghe) il suo status fu ridefinito: essa cessò di essere legale. Il Governo aveva intrapreso un cambiamento di tendenza.
Questo fu dovuto in gran parte all’ adesione della Gran Bretagna alla Convenzione Unica sugli Stupefacenti del 1961, in cui la cannabis fu classificata come una droga pericolosa senza alcun valore terapeutico. Il Governo britannico dichiarò che la cannabis era usata nella maniera sbagliata, come una droga ricreativa.
La giustificazione per la nuova legge è sempre sembrata pretenziosa e con il passare del tempo tale sensazione è aumentata. Cominciando con l’evidenziare le regole sbagliate: la cannabis non è nicotina, non è alcol. È incomparabilmente meno pericolosa di questi, se mai pericolosa.
Non c’è un singolo caso di morte documentata in cui la cannabis sia direttamente responsabile, laddove, più volte, ricerche hanno correlato l’uso di tabacco con il cancro, con alta pressione sanguigna, con enfisema e con una varietà di altre condizioni letali. Però è la cannabis ad essere messa fuorilegge, mentre il tabacco, attualmente, è a disposizione, in GB, di chiunque sia maggiore di 16 anni.
E come con la nicotina, così con l’alcol; e con l’intossicazione. Non ci sono studi in grado di stabilire se l’effetto o lo stato di intossicazione risultante normalmente dall’aver fumato cannabis abbia conseguenze di tipo pericoloso sul comportamento.
In effetti, le conseguenze sono per la massima parte benigne.
Questo è invece il caso – ad essere gentili – in cui l’alcol è implicato: la dipendenza da alcol è una malattia fra le peggiori, le più debilitanti e distruttive. Tuttavia in generale in GB e nel mondo occidentale è l’alcol l’opzione socialmente approvata e permessa, e quella legalmente regolata; non la cannabis.
Ora ci volgiamo verso l’argomento più positivo per ribaltare le regolamentazioni del 1971.
Quello che un tempo necessitava di essere enfatizzato, a questo punto è la natura del nostro scopo, non biforcata ed olistica.
Non stiamo facendo campagne per l’utilizzo ricreativo oppure medico della cannabis (per ritornare alla questione iniziale), perché, per presentare il problema in questo modo, è presupposta, o costruita internamente, nelle nostre argomentazioni, una falsa dicotomia. Per quanto ne possiamo sapere, il ricreativo è in grandissima parte il medicinale, il medicinale è il ricreativo.
Siamo consci, ad esempio, oggi, che la cannabis può contribuire con efficacia al trattamento della nausea, del dolore cronico, dell’asma, della sclerosi multipla e di numerose altre malattie. Ma affermare questo in modo sbagliato potrebbe essere frainteso nel concetto, oscurando alcuni concetti più sottili. Noi potremmo essere più sinceri e pensare realisticamente verso la nostra causa se cominciassimo con il concetto di base che l’assunzione di cannabis è un modo di automedicazione.
Gli animali, sappiamo, si autocurano mangiando erbe e altre cose. E lo stesso succede probabilmente con gli esseri umani: molti se non la grande maggioranza dei consumatori di cannabis stanno autocurandosi in modo intuitivo dallo stress e dalla depressione (così ritengono alcuni ricercatori). Questo è un modo per affermare che il consumatore di cannabis per la maggior parte non è una persona in cerca di uno “sballo”, o coscientemente in cerca di una cura per un’infermità, ma un essere umano intuitivamente in cerca di ricreazione: il ri-creare se stesso (o se stessa).
Tutto ciò potrebbe essere, ed infatti ovviamente in parte lo è, ipotetico: la giuria sta ancora valutando la pratica di automedicazione.
Per tutto quanto esposto, quanto è qui importante, è un problema che non può e non deve essere ignorato. Il consumatore di cannabis non fa né a se stesso, né alla sua causa, alcun favore – l’opposizione attuale essendo quello che è, una forza militare appoggiata da persone con un pensiero riduttivo – se capisce egli stesso la complessità e la sottigliezza del suo scopo essenziale.
Il suo messaggio dovrebbe essere quello che la divisione fra l’uso terapeutico e quello ricreazionale di cannabis è confusa, e probabilmente non esistente.
Un articolo della Legalise Cannabis Alliance del 1999
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Stoke-on-Trent, ST4 9EE