Da: numero 24 da estense.com
4 febbraio 2009
Un piccolo, grande particolare. Molto si gioca su quel grumo di sangue, individuato grazie alla nuova foto e alla relativa consulenza del prof. Gaetano Thiene alla passata udienza. Un grumo che l’anatomo-patologo dell’università di Padova ha individuato in corrispondenza del fascio di His del cuore di Federico e che spiegherebbe definitivamente la causa della morte: morte violenta da compressione toracica.
Anche l’udienza numero 24 del processo Aldrovandi si è giocata tutta su questo centimetro di tessuto cardiaco. Un centimetro che “nasconde” un ematoma, secondo Giovanni Beduschi, anatomo-patologo direttore dell’Istituto di medicina legale di Modena. “L’ipotesi di Thiene – dice il consulente delle parti civili – conferma una serie di concause che determinano la condizione di insufficienza respiratoria: l’immobilizzazione toracica, la compressione sul dorso esercitata dagli agenti, la posizione prona; tutto converge a determinare una ipoventilazione. Cui si aggiunge l’aumentato consumo di ossigeno dato dall’azione concitata”.
In questa situazione di estremo bisogno di ossigeno, i tessuti del cuore del 18enne si sarebbero fortemente indeboliti e, vuoi per via della compressione toracica, vuoi “perché alla prima pressione esterna se n’è aggiunta una interna nel preciso momento in cui si è verificata la sistole ventricolare, si è creato l’ematoma che ha ostruito il fascio di His, che è in sostanza la centralina elettrica del cuore. E questo senza che ci siano lesioni sulla pelle o negli organi”.
La posizione di Beduschi si allinea quindi a quella di Thiene grazie al nuovo elemento venuto fuori con la consulenza del cardio-patologo: “così si chiude il cerchio, è stato individuato qualcosa che i consulenti del pm Malaguti e Lumare avevano visto, cioè descritto, ma non guardato, ossia interpretato”.
E la sua interpretazione parla di una lesione avvenuta in vita, che “nulla ha a che vedere con un fenomeno dovuto alla putrefazione. La macchia infatti è circoscritta e lievemente bombata: particolare che indica una pressione di sangue nello spazio che si è formato e che è stato riempito dal deposito ematico. Il flusso di sangue non si può depositare post mortem, non essendoci più circolazione. La lesione è avvenuta quindi mentre il ragazzo era ancora in vita”.
La replica tocca al medico-legale, Giuseppe Fortuni, consulente chiamato dalla difesa dei poliziotti al posto del previsto Giovanni Romanelli. Fortuni ritiene perfette le relazioni di Malaguti e Lumare, consulenti del pm, e di Bignamini e Testi, periti del tribunale, e fa sue le loro conclusioni. Quanto alla foto, invece, “una immagine – dice – non può sostituire la descrizione visiva del medico legale. Non si può trasferire su un piano dimensionale un qualcosa di tridimensionale”. Secondo il medico poi l’immagine fotografica è di qualità scadente (anche se nessuno dei vari consulenti che fino ad oggi l’hanno esaminata ha mai sollevato critiche di questo tipo, ndr): è sfocata e i colori non corrispondono alla realtà”.
Impossibile poi parlare di ematoma. “Il fatto che il cuore, così come le costole, la pelle e le vertebre – afferma – siano privi di lesioni esterne starebbe ad indicare che la macchia individuata da Thiene è una soffusione emoglobinica, un fenomeno post mortem: lo stesso Malaguti, tastando la parte in questione, scrive che “non è apprezzabile al tatto”. Il sangue, poi, in questo caso, sarebbe fuoriuscito. Non si può quindi parlare di lesioni contusive”.
Fortuni, inoltre, pur non essendo un cardio-patologo, critica le conclusioni di Thiene: “un grumo di sangue in corrispondenza del fascio di His non provoca una disfunzione cardiaca, perché il cuore ha a disposizione altri meccanismi suppletivi, altri “pace maker” che fanno sì che continui a battere”.
Dopo il primo botta e risposta si ripete il contraddittorio tra i due esperti. Beduschi sottolinea che “in realtà dall’ingrandimento della foto si evidenzia la tridimensionalità del grumo in questione. L’ematoma si forma quando del sangue viene spinto in una cavità che si forma in quel momento. subito dopo il sangue si coagula e al taglio si vede una “pappa” semisolida. in questa fase pre-coagulo l’ematoma ha la consistenza al tatto dei tessuti circostanti”.
Fortuni ribatte che gli sembra “eccessivo riuscire a capire o vedere dalla foto lo stato liquido o solido del sangue”. È lo stesso giudice allora a fargli notare che, “se fosse stato liquido, in sede di taglio il sangue sarebbe colato”.
Al termine delle audizioni, su richiesta del pm Nicola Proto, il giudice ha ammesso la produzione di un manuale di addestramento e aggiornamento in uso presso le forze dell’ordine, “mutuato” dal caso Rasman (concluso pochi giorni fa a Trieste con la condanna in rito abbreviato di tre poliziotti per la morte di un 34enne durante un’operazione di contenimento). Il manuale dovrà essere acquisito dall’Ufficio preposto presso il ministero dell’Interno.
La prossima udienza, che dovrebbe chiudere la fase istruttoria per passare alla discussione, si terrà il 2 marzo. In aula torneranno per un confronto Rapezzi e Malaguti e verrà risentito il prof. Thiene.