In March 2001, 25 ENCOD members from 8 different countries met in Brussels and edited the following guidelines for just and effective drug policies in Europe.
I. INTRODUZIONE
Quest’anno si celebra il quarantesimo anniversario della firma della Single Convention on Narcotic Drugs delle Nazioni Unite. Questo trattato, che continua a rappresentare la base delle politiche sulle droghe di molti Paesi, punta ad eliminare la coltivazione, la produzione, il traffico e il consumo delle droghe illecite a livello mondiale. Tutti i dati dimostrano che questo tentativo si è rivelato un enorme fallimento. Dal 1961 a oggi l’uso di droghe e i problemi ad esso connessi sono aumentati in modo esponenziale e sono tuttora in crescita. Si calcola che più di 16.000 EURO vengano ricavati dalla vendita di droghe illecite ogni secondo. I profitti sono enormi mentre i costi di produzione non rappresentano più dell’1% di questa somma.
Nello stesso tempo, i problemi creati dalle politiche di controllo sulle droghe si sono rivelati più gravi di quelli che intendevano risolvere. Il danno complessivo causato dalla proibizione delle droghe alla salute pubblica, a un’economia sana, a uno sviluppo sostenibile e alla sicurezza sociale è documentato ed evidente, ma non considerato a sufficienza dai politici, dai mass media, e di conseguenza, dall’opinione pubblica.
Elaborare ed attuare soluzioni alternative per il problema droghe rappresenta una delle sfide più importanti del ventunesimo secolo. Come ha affermato il responsabile di una delle Agenzie inglesi responsabili per il controllo delle droghe: “Se la questione droga continuerà a crescere come in questo momento, ci troveremo di fronte a una scelta terribile. O si avrà una massiccia compressione dei diritti civili, se si tenterà di cancellare il problema, o si dovrà puntare a soluzioni radicali. Il quesito è: può un sistema imperniato sulla repressione penale risolvere questo specifico problema?” Comandante John Grieve, Criminal Intelligence Unit, Scotland Yard, su Channel 4, 1997.
In Europa, molti Paesi hanno già cominciato a sperimentare politiche nazionali in chiara contrapposizione con la Convenzione Unica del 1961 e con le successive, anche più restrittive, del 1971 e del 1988. Questo nuovo approccio non è più diretto all’eliminazione del consumo di droghe, ma piuttosto alla riduzione del danno legato all’uso promiscuo delle sostanze.
Le politiche di riduzione del danno hanno avuto conseguenze benefiche sulla salute e sulla sicurezza dei consumatori di droga e, allo stesso tempo, dell’intera società. I programmi di scambio di siringhe, l’accesso agevolato ai trattamenti non esclusivamente basati sull’astinenza e i servizi di cura a bassa soglia hanno salvato la vita di molte persone e ne hanno migliorato la qualità.
Ma queste politiche presentano i loro limiti, perché essendo sviluppate in un contesto proibizionista incontrano ostacoli e difficoltà che ne diminuiscono l’efficacia. A dispetto dei divieti e delle proibizioni, produttori e consumatori di droghe continuano a operare in un ambito illegale e finché la repressione continuerà a rappresentare la base delle politiche sulle droghe, le conseguenza negative continueranno inesorabilmente ad aumentare.
Allo stesso tempo, i programmi di riduzione delle coltivazioni di piante illegali nei Paesi in via di sviluppo hanno determinato un’enorme perdita di risorse finanziarie senza alcun beneficio per le popolazioni contadine. Infatti, negli ultimi nove anni, la comunità internazionale ha investito migliaia di milioni di dollari in Sud America nella strategia di eradicazione forzata, riducendo la produzione di foglia di coca del 2,98%.
Le conseguenze ambientali di questi interventi sono state disastrose: nella sola Colombia 200.000 ettari sono stati fumigati con erbicidi chimici tra il 1994 e il 2001. A dispetto di questo, l’area dedicata a coltivazioni illegali è aumentata di quattro volte (da 45.000 a 165.000 ettari). Contemporaneamente, nuove piantagioni sono state innestate nelle zone vergini della foresta amazzonica e nelle aree montuose, aumentato così il danno ambientale.
La necessità di un dibattito aperto è evidente. L’Europa, un luogo in cui tradizionalmente i valori umani sono stati al centro dell’elaborazione politica, può giocare un ruolo di primo piano in questo processo. Esistono le condizioni per conoscere le differenti strategie sviluppate nel vecchio Continente, compararle e valutarne l’efficacia. Ma fino ad ora le Agenzie ufficiali deputate a questo scopo hanno fallito, probabilmente a causa di ragioni politiche.
In realtà, nel corso degli ultimi 40 anni, il dibattito pubblico sulle droghe è stato dominato dall’emotività e dai giudizi etici, più che da considerazioni scientifiche. Di conseguenza le attuali politiche sulle sostanze costituiscono un’enorme minaccia per i gruppi più deboli, i bilanci statali, la credibilità e l’integrità delle autorità e la libertà della scienza. Per cambiare questa situazione, è necessario un approccio razionale alla questione.
Il presente documento è stato prodotto dai membri europei della Coalizione internazionale di organizzazioni non governative per una giusta ed efficace politica sulle droghe. La Coalizione conta più di 100 organizzazioni di cittadini coinvolti, personalmente o professionalmente, nel settore delle droghe. Molti di noi affrontano le conseguenze che le attuali politiche sulle droghe stanno determinando. Abbiamo la convinzione che queste politiche dovrebbero aspirare a restituire dignità a tutti coloro che ne sono stati privati, basandosi sul buonsenso e su ragioni di umanità.
Le proposte contenute in questo documento sono rivolte ai politici e, più in generale, a tutte le persone interessate al problema. Anzitutto vengono descritti gli obiettivi che le politiche sulle droghe dovrebbero prefiggersi per essere giuste ed efficaci. Quindi viene spiegato perché l’attuale processo di valutazione di tali politiche sia inadeguato – e questa potrebbe essere una delle ragioni per cui le strategie non sono ancora cambiate. Di seguito viene proposta una serie di indicatori che potrebbero essere impiegati nella valutazione dell’efficacia di queste strategie. Infine proponiamo alcuni suggerimenti da adottare immediatamente per migliorare la situazione.
Invitiamo chiunque legga questo documento a contattarci per condividere questo percorso. I nostri riferimenti si trovano al fondo del documento.
II. OBIETTIVI PER UNA GIUSTA ED EFFICACE POLITICA SULLE DROGHE
L’obiettivo delle attuali politiche sulle droghe è quello di eliminare o di ridurre significativamente la produzione e il consumo di droghe. Tutti i dati dimostrano che dopo 40 anni di “guerra alle droghe”, le autorità non hanno raggiunto questo scopo ed un enorme prezzo è stato pagato dai cittadini di molti Paesi. A causa della proibizione, consumatori e produttori di droghe sono criminalizzati ed emarginati, con minacce alle loro vite e alla loro sicurezza.
Le droghe e le piante che le attuali normative classificano come “illegali” non comprendono tutte le sostanze psicoattive e quelle che danno assuefazione, ma solo alcune fra queste scelte non su basi scientifiche ma in virtù di ragioni storiche e culturali.
Siamo convinti che una società completamente libera dalle droghe sarebbe (teoricamente) possibile solo se fossimo disposti a violare pesantemente i diritti umani, come accade ogni giorno in molti Paesi in cui pena di morte, torture e condanne molto pesanti vengono applicate ai produttori, ai venditori e ai consumatori di droghe. E nemmeno in questa ipotesi si potrebbe cancellare le droghe dalla società. Il fatto che le sostanze illecite entrino nelle prigioni, dove vengono rinchiusi coloro che violano le leggi sulle droghe, è uno degli assurdi esempi del fallimento delle attuali politiche in tutto il mondo.
Le vigenti politiche sulle droghe non contribuiscono al mantenimento della pace o della sicurezza, al contrario provocano un costante allarme sociale, creando nei cittadini uno stato di insicurezza e di indecisione. Il regime proibizionista spinge i consumatori di droga a comportamenti antisociali e criminali per soddisfare la loro richiesta sui mercati neri. Chi consuma droghe si lasca andare a questa “distruzione sociale”, rendendo le leggi proibizioniste una sorta di profezia che si autoavvera.
Ecco perché noi crediamo che l’ethos di qualunque politica sulle droghe debba accettare che le droghe sono qui per restare. Il consumo di droghe è un fatto. E’ nostro compito ridurre i più gravi danni che nascono dall’uso non educato ed incontrollato, e trarre i benefici dal loro uso responsabile. Una volta accettato che questo è l’obiettivo primario, è necessario adeguare le scelte politiche a questi traguardi.
La repressione è parte di ogni efficace politica sulle droghe. Le sostanze psicoattive hanno bisogno di una regolamentazione legislativa, perché il loro uso porta con sé rischi concreti, di varia gravità, insieme ad alcuni benefici. La regolamentazione dovrebbe promuovere modelli di produzione, commercio e uso responsabile di droghe, ma nell’attuale sistema proibizionista è impossibile regolare qualunque di questi fattori.
Non proponiamo uno specifico sistema di regolamentazione legislativa, perché pensiamo che esistano diversi possibili sistemi, tutti comunque migliori di qualunque proibizione. Il problema è conciliare la volontà delle autorità nazionali di uniformarsi ai parametri dei trattati internazionali con il rispetto della cultura e della storia nazionale.
Gli obiettivi di una giusta ed efficace politica sulle droghe dovrebbero includere questi elementi:
A. Promozione della salute pubblica. Questo include:
1. Adeguata regolamentazione delle condizioni di mercato, compreso il sistema di distribuzione, l’età di acquisto, la tassazione, ecc.
2. Controllo di qualità del prodotto, dalla produzione alla distribuzione.
3. Informazione esauriente per ogni persona interessata, giovane o adulta.
4. Promozione del benessere dei consumatori, che comprenda la prevenzione dell’AIDS/HIV, dell’epatite C e delle altre malattie trasmissibili attraverso il sangue, l’accesso a tutti i trattamenti, ecc.
5. Intervento medico limitato, in linea di principio, alle richieste volontarie.
In un efficace sistema di controllo della qualità e di protezione della gioventù, non sono necessarie leggi speciali per le droghe. I dati dimostrano che la grande maggioranza dei consumatori di sostanze psicoattive può imparare a controllare il proprio consumo, e che perfino alcuni consumatori “problematici” con il tempo riescono – con o senza trattamenti – a moderare il loro uso.
B. Protezione dei diritti umani e della sicurezza sociale. Questo include:
1. Protezione di tutti i diritti umani e promozione di un atteggiamento responsabile nella produzione o nel consumo di sostanze psicoattive. Questo significa non discriminare in base all’uso, al non uso o al possesso di alcune sostanze, e garantire a tutti i cittadini il diritto di partecipare all’elaborazione delle politiche e dei programmi che li riguardano.
2. Relazioni sostenibili tra produttori e consumatori di droghe, senza l’intervento di mediatori senza scrupoli.
3. Riduzione della criminalità legata alle droghe attraverso il controllo del prezzo. Amnistia e riparazione per il danno per tutti coloro che abbiano violato altre leggi per procurarsi i soldi per acquistare le droghe.
4. Protezione dei diritti del consumatore (prezzo ragionevole, qualità controllata, informazione sui prodotti)
5. Protezione dei diritti del produttore (prezzo ragionevole, condizioni sostenibili per la produzione, equi meccanismi commerciali)
6. Protezione dei gruppi più deboli attraverso il controllo delle vendite e del prezzo.
Ogni società deve avere il diritto di trovare la propria strada verso una politica sulle droghe giusta e solidale, perché ciò che funziona in una comunità non necessariamente può funzionare per un’altra. Ad ogni modo, tutte le politiche sulle droghe dovrebbero basarsi sul rispetto dei fondamentali diritti umani, come è stabilito negli accordi internazionali. Nessuna politica sulle droghe dovrebbe essere imposta al prezzo della violazione dei diritti umani.
La regolamentazione del mercato delle sostanze attualmente illecite produrrà senza dubbio effetti non voluti. E’ probabile, per esempio, che provochi una diminuzione delle aree necessarie alla coltivazione di piante illecite, il che metterebbe a rischio la fonte di guadagno della maggior parte delle popolazioni coinvolte nella produzione. È perciò assolutamente necessario che tali politiche siano sviluppate insieme a provvedimenti di carattere macro–economico e sociale, che favoriscano lo sviluppo sostenibile e contrastino l’emarginazione degli individui e delle popolazioni.
III. PERCHE’ L’ATTUALE VALUTAZIONE DELLE POLITICHE SULLE DROGHE E’ INADEGUATA
Le politiche sulle droghe di molti Paesi europei hanno come obiettivi fondamentali la riduzione della domanda e dell’offerta di droghe, allo scopo di proteggere la salute pubblica e migliorare la sicurezza sociale. Quando si procede alla loro valutazione, si dovrebbe tenere conto delle due principali priorità affinché le conclusioni aiutino a migliorare l’efficacia dei futuri programmi.
L’attuale sistema di valutazione delle politiche sulle droghe in Europa non tiene in considerazione il rapporto tra costi ed efficacia, e ne ignora perfino (o li minimizza) gli effetti negativi sulla salute pubblica e sulla sicurezza sociale. Ma è evidente che l’eccessiva enfasi sulla repressione per contrastare la domanda e l’offerta ha pesanti conseguenze in questi due settori.
Al momento attuale, le politiche sulle droghe aumentano la pericolosità del consumo di sostanze, perché la mancanza di controllo sulla composizione e sulla qualità delle droghe genera problemi di salute – diffusione dell’HIV, dell’epatite, ecc. Inoltre, lo stato di illegalità delle droghe impone una serie di vincoli alle strategie di riduzione del danno, ai progetti di strada, agli interventi in contesti specifici come le prigioni e ai programmi di prevenzione.
Le politiche sulle droghe causano anche danni alla sicurezza sociale e spesso portano alla violazione dei diritti umani. La mancanza di regolamentazione del mercato delle droghe aumenta la criminalità, causa una distribuzione sproporzionata delle risorse nel sistema della giustizia criminale, porta alla violenza, alla molestia pubblica, ecc. Le leggi proibizioniste toccano direttamente la libertà dei cittadini e violano i diritti umani di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Queste leggi servono a giustificare una posizione morale che intacca la libera espressione dell’individuo, la sua libertà di movimento, la sua dignità e la sua vita normale. Allo stesso tempo questo regime normativo provoca la degenerazione del sistema “giustizia”, la corruzione a diversi livelli, la manipolazione delle politiche e lo sfruttamento di molti esseri umani.
Coloro che valutano le attuali politiche sulle droghe non tengono in conto questi effetti. Costoro tendono infatti a considerare gli effetti delle politiche di riduzione della domanda e dell’offerta, e propongono un’analisi limitata al ciclo: politiche – obiettivi – risultati, senza mettere in relazione gli effetti negativi con lo sviluppo delle strategie di controllo.
Per esempio, nel Rapporto annuale del 2000, l’agenzia incaricata di valutare le politiche sulle droghe in Europa, il European Monitoring Cente on Drugs and Drug Addiction (EMCDDA), descrive il fenomeno dell’uso problematico di droghe come “uso regolare o di lunga durata o per via endovenosa di oppiacei, cocaina e/o amfetamine”. Questa definizione mostra che la valutazione non si preoccupa di identificare i problemi ma al contrario cerca di individuarne il carattere “deviante”. L’uso per lungo tempo di droghe o i metodi di assunzione di per se stessi non dicono nulla della qualità della vita di coloro che ne sono coinvolti.
Inoltre, l’EMCDDA ha fatto molto poco per comparare i risultati delle diverse politiche locali e/o nazionali sviluppate in Europa. Perciò l’opportunità di estendere gli interventi di successo da un Paese a un altro è andata perduta e il valore del dibattito a livello nazionale ne risulta limitato.
IV. COME VALUTARE L’EFFICACIA DELLE POLITICHE SULLE DROGHE
Perché siano efficaci, le politiche devono prima di tutto avere un obiettivo chiaro. Una volta che la priorità è stata individuata, possono essere delineati alcuni indicatori per misurarne l’efficacia.
L’adeguatezza di una politica sulle sostanze che mira a una società libera dalle droghe, ad esempio, può essere valutata dalla diffusione dell’uso tra la popolazione. Ma se venissero adottate le nostre proposte per una diversa politica, gli indicatori dovrebbero essere altri. Per le strategie che accettano le droghe come parte della vita ma intendono ridurre il danno ad esse connesso, la diffusione dell’uso di sostanze non è un fattore così importante. E’ più rilevante misurare l’efficacia di queste politiche usando i seguenti indicatori:
La proporzione dell’ “uso problematico” sulla totalità dell’ uso.
Questo importantissimo indicatore mostra in che misura i consumatori di droghe siano integrati nella società. La chiave sta nella definizione del “consumo problematico”. Nel nostro modo di vedere, il consumo di droghe è problematico se questo è un elemento essenziale nel peggioramento della qualità della vita dei consumatori e /o della comunità in cui essi vivono. L’illegalità, e quindi l’esclusione dalla società, aumenta significativamente i problemi per i consumatori e le loro comunità. Se le droghe fossero legali, molti di questi problemi sparirebbero. Alcuni continuerebbero ad esistere, e per questi sarebbe importante assicurarsi che la loro entità rimanga contenuta in relazione all’intero fenomeno dell’uso di droghe.
Rapporto prezzo/qualità delle sostanze.
E’ un compito del governo assicurare i diritti dei consumatori e il controllo di qualità dei prodotti destinati al consumo. Molti problemi che sono abitualmente attribuiti all’uso di droghe derivano oggi dal loro prezzo elevato. A nostro modo di vedere sarebbe molto più semplice ottenere questi risultati attraverso una politica che accetti l’uso di droghe come una parte inevitabile della società moderna. Migliore è il rapporto (buona qualità per un giusto prezzo), migliore è la politica. Questo potrebbe ridurre molti problemi, come la criminalità connessa alle droghe, la prostituzione, l’uso non sicuro di sostanze alterate, ecc.
Integrazione dei consumatori di droghe nella società.
La politica sulle droghe può ridurre il danno promuovendo l’integrazione dei consumatori di droghe all’interno società. In quest’ottica si possono utilizzare indicatori come: la situazione finanziaria dei consumatori, il livello di disoccupazione, la mancanza di una casa, il trattamento coatto e l’imprigionamento dei consumatori, la percezione del consumo di droga tra la popolazione in generale, ecc.
Trasformazione delle condizioni di vita nelle aree di produzione.
La politica sulle droghe dovrebbe promuovere condizioni ambientali ed economiche adeguate alla produzione e al commercio. Questo dovrebbe essere accompagnato da una coerente politica di sviluppo nelle aree in cui le piante illegali sono coltivate. Diversi indicatori potrebbero essere usati a questo scopo, come il guadagno individuale, l’integrazione nell’economia del mercato locale, nazionale o internazionale, l’esistenza di condizioni che garantiscano una produzione sostenibile, ecc.
Partecipazione dei cittadini nel progetto e nello sviluppo delle politiche sulle droghe.
La migliori politiche sulle droghe sono quelle maggiormente condivise dai diretti interessati (consumatori e produttori). Quindi, la politica sulle droghe deve essere progettata e sviluppata insieme ad essi, non senza o contro di loro. Un indicatore concreto dovrebbe essere l’esistenza di istituzioni responsabili per le politiche sulle droghe di cui produttori e consumatori siano membri a pieno titolo. Un altro dovrebbe essere l’esistenza di specifiche clausole a tutela dei diritti umani all’interno delle politiche di repressione e delle normative sulle droghe.
V. PASSI FUTURI
Quarant’anni fa, quando il primo dei tre trattati delle Nazioni Unite entrò in vigore, il fenomeno delle droghe era un problema di coscienza e natura individuale, di relativa importanza per la società. Da allora è diventato una catastrofica questione sociale (crescendo in estensione e gravità), mentre le strategie politiche si sono progressivamente rivelate erronee.
È inevitabile mutare il quadro degli attuali accordi internazionali sulle droghe: se non attraverso l’abolizione di tutti, almeno ripristinando – per gli stati firmatari – il diritto di sperimentare nuove soluzioni, e di esercitare la loro libertà di scelta tra queste opzioni.
È chiaro che la formulazione e l’ideologia dominante delle attuali convenzioni internazionali sulle droghe presentano una serie di ostacoli allo sviluppo di nuove strategie e delle politiche necessarie a fronteggiare i problemi. Bisogna quindi considerare le basi (e i risultati) di questi accordi, per riesaminarli e valutarli.
Da ultimo ci sono anche passi concreti che le autorità politiche europee possono compiere per migliorare la situazione, pur all’interno dell’attuale contesto.
– Condurre una valutazione indipendente delle attuali politiche sulle droghe, sulle basi di una riconsiderazione delle priorità. Questa valutazione dovrebbe considerare tutte le fasi della catena che coinvolge la produzione, il traffico e il consumo di droghe, e dovrebbe misurare l’impatto delle attuali normative sulla salute pubblica, sui diritti civili ed umani, sulla sicurezza sociale, sull’ambiente, ecc.
– Stabilire un dialogo costante, regolare e produttivo con le organizzazioni non governative e le associazioni di cittadini che lavorano nel campo della produzione e del consumo di droghe.
– Condividere le informazioni tra regioni e Paesi per uno scambio di esperienze come buona pratica.