BOLLETTINO DI ENCOD SULLE POLITICHE DELLE DROGHE IN EUROPA
DICEMBRE 2011
VERSO UNA MIGLIORE RISPOSTA EUROPEA SULLE DROGHE?
Il 25 ottobre la Commissione Europea ha pubblicato il documento “Verso una più forte risposta europea sulle droghe”, una “Comunicazione della Commissione del Parlamento Europeo e al Consiglio”.
La comunicazione della Commissione europea potrebbe esser riassunta con un “Noi abbiamo bisogno di più cose simili, non vi è bisogno di spiegazioni.”
Io penso che noi dobbiamo protestare contro questo modo di procedere per tutta una serie di motivi.
La Commissione europea annuncia semplicemente che la loro decisione che la “risposta sulle droghe” deve essere più forte, e meglio coordinata tra i paesi della UE.Il testo non spiega perché la “risposta europea” dovrebbe essere più forte, e non invece di natura differente .
La cosa che più colpisce di questa “comunicazione” è che nonostante essa contenga alcuni dati dell’EMCDDA, l’Osservatorio europeo sulle droghe e tossicodipendenze, non si faccia alcuna menzione del Rapporto Reuter/Trautmann, che si chiama “Rapporto sui Mercati Globali Illeciti delle Droghe 1998-2007”. Questo rapporto molto accurato, commisionato dalla Commissione Europea e pagato dai contribuenti europei, concludeva ( in breve e secondo le mie parole) come gli sforzi internazionali per lottare contro le droghe abbiano prodotto danni seri in tutto il mondo, senza segni di effetti positivi compensatori.
Come molti altri tossicodipendenti, la Commissione Europea opera a partire da una posizione di negazione dell’evidente, come se non vi fosse nessuna persona sana che si esprimesse a favore di una regolazione legale, e come se non vi fosse ragione di considerare delle alternative.
Gli autori della comunicazione hanno fatto un cattivo lavoro di analisi della situazione esistente. Come una conseguenza del loro disperato aggrapparsi alla proibizione, quello che loro hanno prodotto è un ennesimo esempio di politica priva di riscontri oggettivi.
Negli ultimi anni un numero crescente di ex capi di stato, ministri,e alti funzionari pubblici hanno dichiarato pubblicamente l’opinione che ritiene che la guerra alle droghe andrebbe sostituita da un sistema di regolamentazione legale. Questo è successo addirittura nella stessa Commissione Europea. Non vedo motivi di evitare di affrontare il dato imbarazzante del fatto che subito dopo il suo ritiro, Carel Edwards, il predecessore della signora Dana Spinant alla direzione del Coordinamento Europeo sulle Droghe della Commissione Europea ), si è unito ad una delle maggiori organizzazioni che sono a favore della fine del proibizionismo, la Law Enforcement Against Prohibition. La LEAP è una organizzazione internazionale, che iniziava negli USA tra gli ex ed attivi funzionari di polizia e di persone che lavorano per il Dipartimento di Grazia e Giustizia.
Questa non è una iniziativa dello staff della Commissione Europea. Essi sanno che non esistono argomenti urgenti per una intensificazione della guerra alle droghe. Questa può essere solamente una iniziativa dello stesso Commissario e / o della CE nel suo complesso.
Una ragione può esser stata il recente cambiamento nella authorship della nuova strategia sulle droghe. La strategia sulle droghe per il prossimo periodo non sarà scritta dalla Commissione europea ma dal Consiglio Europeo. Il Consiglio sarà presieduto dalla Danimarca per la prima parte del prossimo anno e da Cipro a partire dal primo luglio.
In tal modo, il Commissario è, o dovrebbe essere , consapevole del fatto che sarà sempre più difficile evitare una discussione aperta di politiche alternative al proibizionismo. Se la CE non fornisce una opzione adesso, essa avrà una chance solo più tardi nella procedura, ma la CE vuole dirigerla dall’inizio e come era abitata a fare.
Nel suo sforzo di informare il Parlamento Europeo e il Consiglio, la CE avrebbe fatto meglio ad affermare come di seguito:
Noi sentiamo che è il nostro dovere confrontarVI con la credibilità severamente diminuente della attuale politica sulle droghe. L’ultima istanza, come noi speriamo che Voi abbiate notato, è il rapporto pubblicato dalla Global Commission sulle Politiche sulle Droghe del giugno 2011. Nel novembre 2011 le conclusioni di questo rapporto furono firmate da nuovi gruppi di persone, molte di loro con esperienze di responsabilità nella politica delle droghe.
Il rapporto presenta una lista sintetica ma molto rilevante di referenze, che fornisce un quadro chiaro della mancanza di risultati postivi della politica delle Nazioni Unite sulle droghe, che è alla base della politica sulle droghe della’ Unione Europea.
Noi dobbiamo informarvi che la domanda di dibattito e in favore di una revisione delle politiche proibitive sulle droghe sarà più forte,ed è basata su una maggiore consapevolezza rispetto ad un prolungamento della politica proibizionista. Il Forum della Società Civile sulle Droghe della Commissione europea, che noi speriamo possa sostenere un dibattito sulla politica delle droghe della Unione Europea, non si possa aspettare che possa esser d’accordo.Esso è diviso come il mondo reale.
Probabilmente, parole simili sono state dette in meeting ristretti e in contatti privati.
La “comunicazione” della Commissione Europea costituisce una specie di colpo preventivo, per cercare di spingere il Consiglio Europeo ad essere d’accordo con un strategia più intensiva, prima che il risultato del questionario diventi di dominio pubblico. E’ ben noto a Bruxelles, come anche altrove, come stia crescendo la richiesta di una diversa politica sulle droghe, specialmente tra persone che sono più al corrente della media, e che questo dibattito sarà ancora più difficile da evitare entro la Commissione Europea. Quel che si intende come “risposta più forte” causerà ancora più danno “ involontario”, e non sarà più facilmente riparabile.
ENCOD sta organizzando una protesta contro il piano della Commissione Europea, con organizzazioni amiche e con l’aiuto di membri del Parlamento Europeo.
Noi ancora speriamo che avremo successo nell’organizzare il dibattito estremamente necessario su politiche alte sulle droghe a livello di Unione Europea.
Di Frederik Polak