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November 5, 2014  |  By ENCOD In Chi siamo

Manifesto per le politiche sulle droghe giuste e efficaci

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Il 15 marzo del 1998, 14 ONG (Organizzazioni Non Governative) provenienti da Europa, Africa e America Latina si sono incontrate a Vienna, in Austria, per stabilire un’intesa comune prima della partecipazione alla Sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla droga (UNGASS 1998), che avrebbe avuto luogo 3 mesi più tardi a New York. Dopo molte ore di dibattito, il risultato è stata l’adozione di un Manifesto per le politiche sulle droghe giuste ed efficaci. Questo Manifesto, che è stato firmato da centinaia di organizzazioni in tutto il mondo, rappresenta la visione della Coalizione Internazionale delle NGO in materia di politiche sulle droghe.

Nel 2004, durante l’Assemblea Generale di ENCOD a Copenaghen, si è deciso di adottare il titolo del Manifesto in nome di ENCOD: Coalizione Europea per le Politiche sulle Droghe Giuste ed Efficaci.


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La Coalizione Internazionale delle NGO che opera in questa direzione, vuole presentare il seguente Manifesto e tutti membri ne avallano i principi enunciati. Nel sostenere questo documento, ciascuna delle organizzazioni aderenti indica che il proprio impegno formale è relativo esclusivamente ai settori di propria, specifica competenza. Allo stesso tempo, ognuna di esse riconosce la competenza e l’autorità delle altre organizzazioni all’interno della Coalizione nei loro rispettivi campi.

Per le politiche sulle droghe giuste ed efficaci

In qualità di ONG che si occupano dell’impatto crescente del commercio illecito di droghe e dello sviluppo globale di quelle politiche volte a controllarlo, vogliamo presentare le seguenti considerazioni e proposte. Affermiamo il fatto che, nella maggior parte dei Paesi, le attuali politiche di controllo sulle droghe intendono rispettare pienamente le convenzioni internazionali in materia di droga (1961, 1971 e 1988); che queste politiche hanno dimostrato la propria inefficacia nel contrastare il traffico illecito di sostanze stupefacenti e che, al contrario, hanno contribuito ad aumentarne la crescita; che queste politiche hanno scaturito effetti dannosi e controproducenti; che gli anelli più deboli della catena del traffico illecito di droghe (semplici consumatori, corrieri e le popolazioni rurali coinvolte coltivazione illecita di colture connesse alla droga) hanno subito la maggior parte delle conseguenze negative delle attuali politiche di controllo sulle droghe.

Tra queste conseguenze ci sono:

La violazione dei diritti umani fondamentali (politici, economici, culturali, sanitari, etc) degli anelli più deboli coinvolti nella catena del traffico illecito di stupefacenti;

La criminalizzazione e la discriminazione che scaturiscono dall’emarginazione dei semplici consumatori e degli agricoltori impegnati nella coltivazione illecita di piante finalizzate alla produzione di stupefacenti, così come degli altri settori poveri della società, che sono complicemente coinvolti nella produzione e nel commercio di droghe, pur avendo poca o nessuna responsabilità;

Lo sperpero di fondi destinati a sovvenzionare le le forze dell’ordine, che potrebbero essere investiti molto meglio, per attuare adeguati programmi di prevenzione, riduzione e del danno e riabilitazione;

I danni causati all’ambiente attraverso metodi di eradicazione e sostituzione insostenibili;

Violazione della sovranità nazionale di quei Paesi che hanno firmato le convenzioni internazionali in materia di droga, in particolare dei paesi cosiddetti produttori di droga;

L’erosione dello Stato di diritto attraverso la creazione di organismi nazionali ed internazionali di controllo sulle droghe che eludono il controllo democratico, nonché attraverso l’aumento di arbitrarietà e corruzione.

Pertanto, riteniamo che queste politiche di controllo sulle droghe siano inefficienti, inefficaci, rappresentando uno dei principali ostacoli all’introduzione di strategie innovative per affrontare il problema del traffico illecito di sostanze stupefacenti illegali, sia a livello globale che locale. Temiamo che il rafforzamento della politica attuale porterà a un peggioramento della situazione e ad un aumento della mancanza di credibilità di queste politiche da parte dell’opinione pubblica.

Inoltre, prendiamo atto che l’attuale politica di controllo sulle droghe ha avuto luogo nel contesto della globalizzazione economica e della liberalizzazione del commercio e che tali processi potrebbero aver creato le condizioni in cui l’effettiva attuazione della maggior parte di queste politiche verrebbe impedita. Noi riteniamo che le politiche di controllo sulle droghe dovrebbero essere subordinate ai principi guida di ogni buon governo, come quelli contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la Convenzione sulla biodiversità, tra i vari accordi internazionali. Ci riferiamo in particolar modo a quei principi che garantiscono il rispetto dei diritti sociali, economici e politici e la diversità culturale di tutti gli esseri umani, e quelli che tengono conto della sostenibilità del pianeta. Noi crediamo che tali politiche dovrebbero essere dedicate principalmente a sostenere lo sviluppo di strutture che consentano la riduzione di eventuali danni che la produzione, il commercio ed il consumo delle sostanze stupefacenti possono causare.

Pertanto, proponiamo che i governi del mondo prendano in considerazione le seguenti misure, volte a migliorare le attuali politiche di controllo sulle droghe, aumentandone l’efficacia, la sostenibilità e la credibilità:

Cessazione della persecuzione nei confronti delle coltivazioni finalizzate alla produzione di stupefacenti condotte dai piccoli agricoltori e l’attuazione delle misure strutturali economiche, politiche e sociali, con l’accordo consensuale di tutti i settori interessati, al fine di offrire alternative reali alla dipendenza da questo genere di coltivazione;

Sospensione delle operazioni di eradicazione forzata e di ogni altra misura dello stesso genere che abbia impatto negativo sull’ambiente e sulla salute umana, come ad esempio la pratica devastante di fumigazione dei territori con diserbanti e defolianti;

Sospensione del coinvolgimento militare con le politiche di controllo sulle droghe, tra cui la smilitarizzazione delle zone di coltivazione illecita;

Cessazione della persecuzione del consumo personale di sostanze stupefacenti illegali ed adozione delle modalità di regolamentazione che possano essere socialmente e culturalmente accettabili per quelle popolazioni locali coinvolte e l’attuazione di misure di più ampi respiro, tra cui l’attuazione di pratiche finalizzate alla riduzione del danno, per prevenire e curare il consumo problematico e l’abuso di stupefacenti;

Abrogare tutte le legislazioni eccezionali in materia di disciplina sulle sostanze stupefacenti che violino le garanzie giuridiche e processuali universalmente riconosciute;

Garantire la sovranità delle nazioni e dei popoli sul proprio sistema giuridico ed evitare, in particolare, eventuali imposizioni sui Paesi cosiddetti “produttori di droga”.

Garantire la massima trasparenza nell’utilizzo del denaro e dei beni confiscati dal traffico di droga e garantire che essi siano utilizzati per scopi di utilità sociale.

In base alle considerazioni ed alle proposte formulate nel presente testo, rivolgiamo l’appello ai governi del mondo affinché permettono un margine di intervento più ampio agli stati firmatari delle convenzioni internazionali sulle droghe (1961, 1971, 1988) per sperimentare, a livello locale, politiche alternative (che possono includere misure per la legalizzazione di alcune sostanze) che la comunità internazionale potrebbe prendere esempio e trarre insegnamenti utili nella ricerca di una politica più giusta ed efficace la droga.

Vienna, 15 Marzo 1998

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