12 Marzo 2015
Di Stefano Auditore
Il 10 marzo 2015 potrebbe diventare una delle date fondamentali per i sostenitori della Cannabis Libera: i giudici della Corte di Appello di Brescia hanno sospeso il processo ad un coltivatore ed inviato gli Atti alla Corte Costituzionale in attesa di una decisione finale nazionale.
Davanti ai magistrati lombardi era finito il caso di un commerciante bresciano, trovato con otto piante di canapa indiana in garage e 25 grammi di prodotto finale nel comodino.
Nel processo di primo grado non era emersa alcuna prova su un’eventuale attività di spaccio da parte del coltivatore.
“Quello che mi è stato sequestrato era solo per me, mai pensato di darla ad altri”, ha assicurato il coltivatore.
Ma come accade a tanti altri, da Nord a Sud della penisola, visto che l’attuale legge considera un reato la semplice coltivazione di cannabis, il commerciante era stato condannato, lo scorso anno, dal Tribunale di Brescia a otto mesi di reclusione e mille euro di multa.
Dopo la condanna in primo grado, gli Avvocati Lorenzo Simonetti e Claudio Miglio, a difesa dell’imputato, hanno impugnato la sentenza e rivisitato tutta la giurisprudenza e la casistica degli ultimi 20 anni in Italia.
Gia due anni fa, a Milano, Simonetti e Miglio furono protagonisti dell’assoluzione in appello di un coltivatore che aveva prodotto 27 piante, verificandone ed appurandone l’esclusivo uso personale, ma quella sentenza non fu estendibile ad altre situazioni analoghe.
In questo caso, però, la procedura innescata potrebbe portare a grandi cambiamenti legislativi a livello nazionale.
Gli Avvocati, analizzando la storia giurisprudenziale italiana, sottolineano come con il referendum del 1993 fare uso di droga non debba più essere considerato reato penale e che quanti vengano trovati in possesso di sostanze stupefacenti, per esclusivo uso personale, vengano così soltanto segnalati alla Prefettura; una semplice violazione amministrativa. Inoltre chi coltiva canapa indiana finisce invece sempre e comunque davanti ad un giudice, con tanto di avallo, nel 2008, della Cassazione a Sezioni Unite.
Per gli Avvocati della difesa, Simonetti e Miglio, questa situazione in cui l’Art 75 del D.P.R. 309/90 comprende detenzione, consumo e possesso, ma non la coltivazione di cannabis all’interno dei reati amministrativi, limita un diritto fondamentale della persona, ossia il “Principio di Uguaglianza”.
E’ chiaramente dimostrabile che per effettuare consumo, possesso e detenzione, sia preferibile la condotta di coltivazione rispetto all’acquisto tramite mercato nero, sia per il consumatore sia per lo Stato Italiano.
Questa ordinanza è stata confermata dalla Corte di Appello di Brescia, rimandando dunque la decisione normativa alla Corte Costituzionale.
I giudici lombardi hanno inoltre specificato che i coltivatori per uso personale non vanno ad intaccare il cuore della legge antidroga, che consiste nel “combattere il mercato della droga, che pone in pericolo la salute pubblica la sicurezza e l’ordine pubblico, nonché il normale sviluppo delle giovani generazioni”.
Ora il giudizio finale sulla questione normativa è nelle mani della Corte Costituzionale, come fu nel 2013/2014 per la famosa Legge Fini-Giovanardi.
Entro qualche giorno l’ordinanza della Sentenza verrà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale ed allora sarà ufficialmente aperto il percorso verso la decisione finale della Corte Costituzionale, che verrà presa tra circa un anno (marzo/aprile 2016).
Come avvenne per l’attesa della Sentenza sulla Fini-Giovanardi, sarà possibile, per tutti gli assistiti che verranno denunciati e processati in seguito alla pubblicazione dell’Appello inviato alla Corte Costituzionale, per casi simili o riconducibili a questo, argomentare questa situazione ed ottenere che il processo stesso venga bloccato, fino alla decisione finale della Corte Costituzionale.
La Corte Costituzionale, nel sistema politico italiano, è un organo di garanzia costituzionale cui è demandato il compito di giudicare la legittimità degli atti dello Stato.
Nel caso in cui la Corte Costituzionale si esprimesse positivamente riguardo a questa situazione, sollevata dagli Avvocati Simonetti e Miglio, si andrebbe verso un giudizio di incostituzionalità relativa agli Artt. del D.P.R. 309/90 che classificano come reato penale la coltivazione di cannabis per esclusivo uso personale, con conseguente decadimento della legge.
La Corte Costituzionale inoltre, qualora esprimesse un giudizio di incostituzionalità, avrebbe la possibilità di rivedere direttamente la norma, grazie al potere normativo attribuitole dallo Stato Italiano.
Siamo di fronte dunque ad un possibile momento di svolta nazionale per quanto riguarda la coltivazione di cannabis per uso personale.
FreeWeed si schiererà in prima linea per sostenere, diffondere, organizzare incontri, dibattiti, confronti ed assemblee per seguire da vicino tutto il percorso che porterà alla decisione della Corte Costituzionale nel prossimo anno.