Fonte: Globalist.it
28 ottobre 2012
di Checchino Antonini
C’è un rave in una ex Standa alle porte di Milano. La polizia lo va a sgomberare e una ragazza di 22 anni finisce in coma farmacologico all’ospedale senza aver assunto sostanze. Un bel controsenso per chi aveva guidato la spedizione in nome della difesa della salute di chi partecipava alla festa abusiva. Perché il blitz della polizia è stato ordinato da un dipartimento della presidenza del consiglio, il dipartimento politiche antidroga.
Luigi Savina, questore a Milano, stamattina ha fornito una ricostruzione dei fatti elogiando i suoi uomini e rammaricandosi per l’effetto collaterale. La ragazza, verso le 21.30 di ieri, ha chiesto soccorso ad una delle ambulanze che si trovavano fuori dal capannone temporaneamente occupato dai ravers. In un primo momento ha lamentato una forte nausea ed è stata trasportata in codice giallo al San Carlo di Milano. Verso mezzanotte, però, la giovane ha accusato una sonnolenza anomala che ha allarmato i medici che subito hanno disposto una tac. L’accertamento ha evidenziato una emoragia cerebrale e la giovane è stata operata immediatamente. Con ogni probabilità il versamento è collegato alla caduta della ragazza che, mentre si fuggiva dall’assalto della polizia è inciampata e ha battuto la testa su un calcinaccio. La prognosi è ancora riservata.
La Questura di Milano è stata allertata dal dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio angosciato per la sorte di una serata che poteva degenerare per consumo di alcool e di droga. Doveva essere un servizio preventivo. Tra venerdì e ieri sera, la polizia s’è attivata per evitare che il party si svolgesse prima in un’area industriale dismessa del milanese, poi a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza. Alla fine il rave si è concentrato a Cusago.
Il report di Hazard Unitz crew, la “ciurma” che ha promosso la festa rave, racconta una storia diversa. Alle 11 di sabato è stata creata la Taz (Temporary Autonomous Zone) in un capannone completamente isolato, per non dare nell’occhio e non rompere i timpani ai residenti. Due ore dopo una pattuglia di vigilantes chiama la polizia.
Alle 14 arriva la digos di Milano, accompagnata dalla celere. “Prendiamo accordi con un funzionario che, comunicando col questore, ci da l’ok per far proseguire il party fino a domenica». Tutto ciò perché il proprietario non aveva intenzione di sporgere denuncia. Qualcuno avrebbe fatto pressione su di lui, probabilmente minacciandolo di ritorsioni, perché – senza la denuncia – la polizia non avrebbe avuto titolo per l’assalto. I ragazzi ignorano quello che sta per arrivare, la festa sembra andare avanti tranquillamente. Alle 21 il proprietario cede. E’ l’ora in cui la celere si presenta di nuovo, «con aria minacciosa», tutta l’area è bloccata dalla polizia, «il questore ci minaccia che se non spegnamo entro 10 minuti sarebbero intervenuti, e noi gli abbiamo detto che gli accordi erano diversi» Ormai ci sono 2mila persone, fuori è buio, forse era meglio aspettare l’alba per poter evitare di creare disordini. «Se avessimo saputo le intenzioni della polizia ci saremmo organizzati in un modo diverso».
A un certo punto la musica viene spenta. La crew continua a cercare un accordo. Una folla di 1500 persone inizia a fare cori e urlare, «cerchiamo di riaccendere la musica a volume ridotto per calmare le acque, ma avremo spento da li a poco», continua a raccontare il report. «La polizia irrompe dentro il capannone, ci spegne l’impianto, chi chiude nel retro del sound, e inizia a manganellare qualsiasi cosa trovano davanti, ragazze, ragazzi, cani, persone indifese e anche i ragazzi che avevano la bancarella di crepes davanti al sound, usando pure lacrimogeni, nel mentre ci spaccano tutte le luci sull’americana, cercano di bucarci i coni delle casse con i manganelli, arrivano alla consolle dove c’erano i piatti e mixer ma non fanno in tempo a toccarlo perchè vengono messi in salvo da noi, ma riescono a rubare un macbook di uno dei noi senza che nessuno se ne accorgesse. In tutto questo frangente si accende una miccia che scatena l’inferno e si crea guerriglia tra persone e polizia dentro il capannone e in mezzo alla strada».
La ciurma smonta l’impianto, «usciamo in blocco dal posto e la polizia crea un muro, e ci ferma all’uscita, tenendoci un ora li fermi in strada, decide di scortarci in una questura li vicina, senza farci comunicare dove eravamo, e ci sequestra tutto l’impianto, anche a noleggio, denunciandoci». Un migliaio di persone gira a piedi per ore nella zona. Quattro gli arresti. Perfino un sindacato di polizia, il Siap, critica la decisione «assurda, da incompetenti», ma solo perché avrebbe mandato al macello i colleghi
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«Dal nostro punto di vista non stavamo creando problemi a nessuno e si stava creando un’atmosfera molto positiva». Secondo gli organizzatori del rave, la polizia ha imposto di parcheggiare le macchine in strada. Lo scompiglio creato è stato il cavallo di Troia per intervenire, una volta entrati, questa è la denuncia della crew: «Hanno usato pura violenza, uccidendo un cane e ferendo altre persone bloccando la statale per tutta la notte».
«I giornalisti ora ci descrivono come criminali ma hanno creato loro il tafferuglio. Degli agenti sono stati feriti, è vero, ma non dicono cosa hanno fatto veramente prima. Abbiamo visto una ragazzina presa per i capelli, fatta strisciare a terra e presa a calci, ci hanno raccontato di gente chiusa in un angolo e presa a manganellate. Chiediamo solo il vostro supporto, che non venga nascosto nulla di quello che è accaduto, pura violazione dei diritti civili».