Manifesto di sostegno alla Associazione Pannagh
Il Manifesto DI Pannagh
Riguardo al giudizio numero 788/2015 della Seconda Sezione della Corte Suprema Spagnola, nel corso del quale quattro membri della Associazione dei Consumatori di Cannabis Pannagh( Bilbao) sono stati condannati a pene detentive e a pesanti multe per un presunto delitto contro la salute pubblica, gli individui ed organizzazioni firmatari dichiarano quanto segue:
Nel corso del processo alla Corte Provinciale di Biscaglia fu provato, come affermato nella assoluzione, che Pannagh costituisce una “associazione legalmente costituita”, i cui associati sono tutti degli adulti propriamente identificati e “tutti consumatori di cannabis.” In accordo con i suoi statuti e con l’obbiettivo di facilitare “accesso alla cannabis con garanzie di qualità senza violare le disposizioni legali che potrebbero esser applicabili al caso”, Pannagh stabiliva una attività di coltivazione con il permesso dei membri, intesa per il loro consumo privato.” Questo includeva “misure di controllo per prevenire la diffusione della sostanza ai non soci” cosa che non è mai stata riportata. I soci pagavano una “ quota proporzionata per coprire I costi della coltivazione e le spese collegate”, senza nessuna indicazione di diversione di denaro per altre finalità, di arricchimento, o della possibilità che Pannagh potesse esser servita “come una facciata formale” per la vendita di cannabis a terzi. E’ stato anche provato che la cannabis confiscata era intesa esclusivamente per il consumo dei soci stessi della associazione.
Tuttavia, il giudizio della Corte Suprema alterava l’acconto dei fatti provati per concludere l’esistenza di delitti penali.Il suo argomento principale è che nonostante la cannabis prodotta da Pannagh non sia mai stata ceduta a non soci,esisteva un rischio potenziale di dispersione verso persone esterne alla associazione da parte dei soci. In tal modo, I quattro soci di Pannagh sono condannati alla prigione per atti che sarebbero potuti avvenire- cosa non provata-,presumibilmente commessi da altri senza la loro conoscenza o consenso, cosa che è chiaramente ingiusta. Inoltre, il presidente e il segretario sono gravati di multe fino a 250.000 euro ciascuno, una somma sproporzionata considerando il fatto che non è stato provato alcun tentativo di arricchire sé stessi.
La 2da Camera della Corte Suprema riconosce la esistenza di una “perdonabile violazione della proibizione”,cioè riduce le pene di un grado considerando che I condannati potessero avere delle ragioni di credere che le loro azioni non costituivano un crimine, ma allo stesso tempo si rifiuta di assolverli sostenendo che non avevano fatto abbastanza per prevenire questo errore. La sentenza dichiara che “ essi avevano l’onere di verificare la legalità della attività da loro svolta, controllando se la loro condotta fosse in accordo con la legge” e si comportavano in maniera avventata “incoraggiati dalla speranza infondata che la loro attività meritava di essere tollerata.” La Camera considera che gli accusati “non facevano niente per superare quell’errore”, “evitavano meccanismi che sarebbero riusciti a chiarire I dubbi”, “ si presero cura di nascondere la produzione e distribuzione di cannabis ai loro soci” ed aggiunge che “ molti dati tendono a suggerire il loro approccio era molto vicino ad una relativa indifferenza”.
Tuttavia, la verità é che le attività di Pannagh sono state ripetutamente soggette a decisioni di tribunali che hanno affermato la loro legalità, sottolineando il Giudizio numero 218/2006 della Corte Provinciale di Biscaglia e numero 377/2012 della Corte di Alava, che in ambo I casi terminavano con il dissequestro della cannabis a Pannagh, che sono stati chiaramente permessi per anni da varie istituzioni pubbliche. Per questo, invece di una “speranza infondata”, essi erano piuttosto spinti da un convincimento informato, apparentemente condiviso da numerose corti di giustizia.
E’ anche noto come tra le attività svolte da Pannagh vi erano delle iniziative per promuovere le richieste per il sostegno di varie istituzioni come l’Arateko( il difensore civico del Paese basco) e il Parlamento Basco, a causa della incertezza legale nel quale si trovano la associazione assieme ad altre associazioni, hanno portato ad organizzare un forum promosso dall’Ararteko nel 2011, e un intervento nel Parlamento Basco nel 2012. Si può difficilmente parlare di “indifferenza”, dal momento che gli accusati o gli altri soci di Pannagh non hanno fatto nulla per evitare il loro errore.
Inoltre, non è credibile che Pannagh stesse cercando di nascondere le sue attività di coltivazione, quando il suo presidente, Martin Barriuso ha presentato il modello della associazione anche detti ccannabis social club in molte forme diverse, istituzioni e media in vari paesi, essendo stata invitata a fare così , tra le altre istituzioni, dalla Commissione Congiunta Droghe del Parlamento Spagnolo, il Presente della Repubblica di Uruguay, l’Assemblea della Repubblica del Portogallo e la Commissione Europea.
Per questi motivi, gli individui e le organizzazioni firmatarie richiedono pubblicamente che la ingiustizia commessa da questo giudizio della Seconda Camera della Corte Suprema sia riparato il più presto possibile
Gennaio 2016